Nord e Sud - anno XV - n. 101 - maggio 1968

... Pasquale Saraceno cipazioni statali; e come si può pensare che al Mezzogiorno sia riservata solo tale piccola quota della capacità impre~ditori~le sia pubblica, sia privata di cui il Paese è dotato• e che l'altra pa·rte rimanga a disposizione del resto dell'Italia, nonché degli altri Paesi del Mercato Comune? Pensare ad un intervento delle aziende a partecipazione statale come alternativa e non come integrazione di un flusso di investimenti provocato dal mercato, opportunamente corretto da una politica di incentivi, significa quindi additare una linea catastrofica per il Mezzogiorno,. Tale linea perpetuerebbe, infatti, quella triste caratteristica che ancor oggi possiede il Mezzogiorno di saper pro·gredire solo a costo di una rilevante azio-ne pubblica che supplisca alla esiguità degli stimoli che esso è in grado di autonomamente produrre. È quindi sempre dal mercato che occorre dedurre la nozione del tipo di azione da svolgere. In altri termini, una politica di sviluppo non può non essere una politica di protezio,ne dell'area da sviluppare, una politica tale per cui sorga una durevole convenienza ad investire; e in questa concezione l'impresa pubblica può avere solo il compito (ed è compito grande e difficile) di effettuare quegli investimenti che per dimensione e per localizzazione hanno importanza strategica per la politica di sviluppo. A questa linea non vi è che una sola alternativa: sostituire al rigore del mercato il rigore di un piano in cui tutti gli investimenti siano decisi da un'autorità centrale; e poiché questo mutamento non è certo in discussio,ne, oggetto fondamentale di una riflessione, nella fase attuale della politica di sviluppo, 110n può che essere il processo di formazione di un mercato meridio•nale efficiente, più precisamente un mercato dotato di una capacità propria di iniziative economiche che sia alla scala di una popolazione di 18 milioni dj abitanti. Una simile riflessione deve partire dall'accertamento della misura in cui i fattori che oggi giocano in favore di una localizzazione nel Centro-Nord dei nuovi investimenti industriali, non sono bilanciati dagli elementi che .la po1itica meridionalista ha introdotto a favo·re deg.li investimenti nel Mezzogiorno; in altri termini, occorre accertare, molto semplicemente, se il n1.eccanismo di sviluppo oggi operante in Italia è tale da dar luogo a u11 flusso di investimenti produttivi sufficiente per eliminare il divario- ancora esistente tra il Mezzogiorno e· il resto del Paese. 5. L'incentivazio·ne degli investimenti industriali 11elMezzogiorno. Come rilevato in precedenza 4, agli incentivi o-ggi ot_tenibili a favo,re degli investimenti in-dustriali ,del Mezzogiorno si può attribuire un valore 4 V. par. 2. 94 Bibiiotecaginobianco

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