Nord e Sud - anno XV - n. 101 - maggio 1968

Pasquale Saraceno delle retribuzioni dei vari fattori della produzione in misura maggiore dell'aumento della produttività, le imprese orienteranno i loro investimenti verso l'aumento della produttività invece cl1e verso· l'aumento della occupazione in 1nisura maggiore di quanto sarebbe avvenuto in assenza di inflazione; b) i fenomeni di aumento delle retribuzioni da cui deriva l'inflazione da costi, si riflettono nella struttura della spesa pubblica nel senso che aumentando le spese correnti in un tempo anteriore a quello jn cui aumentano le entrate, si riduce la capacità di investimento posseduta dallo Stato e dalle altre istituzioni operanti nella sfera pubblica; dimi11uisce, così l'entità di quell'azione pubblica che è l'elemento portante di tutta la politica di sviluppo. Che l'inflazione dai costi derivi dalla tensione esistente nella zona industrializzata tra percettori di reddito di lavoro e percettori di profitti, è aspetto estraneo agli interessi dell'area sottosviluppata che, per effetto della escalation che ha luogo tra i due tipi di saggi di retribuzione, vede ridotta la propria disponibilità di capitali proprio mentre aumenta il benessere di tt1tti i ceti della zona ricca. Nella misura in cui l'azione pubblica non interviene per modificare questo stato di cose, l'utilizzazione delle forze di lavoro dell'area sottosviluppata non è che u11 eventuale sottoprodotto delle leggi di sviluppo della sola eco11omia della zona ricca. All'interno di un Paese ove sono estese aree sottosviluppate, tende, in sostanza, a riprodursi la situazione oggi esistente sul piano, mondiale nei rapporti tra Paesi sviluppati e Paesi sottosviluppati: per i ceti imprenditoriali delle regioni ricche il sottosviluppo delle zone in cui essi non sono presenti è un non problema, O· quanto meno è un problema solo in quanto quelle regioni sono motivo - essi dicono - di uno spreco di capitale che troverebbe altrimenti proficuo impiego nelle regioni riccl1e; per i ceti di lavoratori dipendenti, che sono ovviame11te accentrati nelle zone ricche, non vi .è alcuna ragione perché la spinta all'aumento dei saggi di retribuzione trovi un limite nella necessità di rendere possibile un investimento nelle zone povere del capitale occorrente per la creazione delle infrastrutture e, in generale, dei posti di lavoro mancanti. L'interesse dello Schema Vanoni risiede appunto nel fatto che esso sottolinea la necessità di istituire e mantenere l'equilibrio ora descritto tra ~ due flussi di investimento: quello occorrente per aumentare produttività e retribuzione dei fattori già impiegati e quello richiesto per dare impiego alla forza di lavoro malamente o non occµpata nella zona povera; ed è questo un problema che si presenta oggi in termini più ardui a causa dell'intenso pro-gresso tecnologico che è in corso, pro86 Bibiiotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==