Nord e Sud - anno XV - n. 101 - maggio 1968

I La politica di sviluppo regionale nella espertenza italiana fornì al meccanismo di sviluppo stimoli sufficienti per il raggiungimento di un saggio di aumento del r~ddito molto alto, superiore al 5%; e in tale situazione si ritenne che l'azione pubblica non dovesse, intensificando l'azione 1neridio,nalistica, sovrapporre nuovi stimoli a quelli che il mercato già autonomamente produceva; né sembrò opportuno frenare il movimento di espansione economica suscitato direttamente dal mercato nell'area esterna al Mezzogiorno e ottenere così le risorse occorrenti per intensificare lo sviluppo delle regioni meridionali. Queste vicende resero evidente che il divario fra le regioni sviluppate e le regioni sottosviluppate del Paese tende a perpetuarsi a motivo della diversità del ruolo che in ciascuno dei due gruppi di regioni svolge il sistema industriale. Per il fatto stesso che il Nord dispone di una consistente dotazione di capitale industriale, l'incremento della domanda estera e interna costituisce per esso un elemento di propulsione e di crescita, capace di far assumere alla economia settentrionale i caratteri di una società, come si dice oggi, opulenta, in cui la dinamica del consumo è l'elemento decisivo dello sviluppo. Il meccanismo operante nell'economia meridionale è invece del tutto diverso: l'insufficienza di dotazione industriale rende questa economia scarsamente sensibile a sollecitazioni provenienti da aumenti anche considerevoli della domanda; le possibilità di progresso delle regioni meridionali - o•ve risiede il 38% della popolazione italiana - sono quindi direttamente connesse all'entità e alla natura dell'intervento pubblico. Risultò confermato, da tutto ciò, un convincimento sempre espresso dai meridionalisti, secondo il quale l'azione nel campo delle infrastrutture e in quello agricolo doveva essere integrata da altre misure volte direttamente ad accelerare il processo di industrializzazione. Le prime di tali misure vennero prese già nel 1953, con il rafforza1nento, disposto in quell'anno, del sistema di istituti di credito a medio termine; ad esse ne seguirono altre, fino ad epoca recente, nell'intento sempre di aumentare il volume degli investimenti industriali. Nello stesso tempo andò pure affermandosi il pensiero che l'azione da svolgersi nel Mezzogiorno non avrebbe potuto tro,vare una razionale impostazione finché fosse stata concepita co1 me soluzione di un problema meramente regionale, sia pure di grande portata, e non come risultato di una particolare concezione, alternativa rispetto ad altre, dello sviluppo dell'intero sistema economico italiano. Questi due aspetti dell'azione di sviluppo - misure intese a favorire direttamente il processo di industrializzazione e implicazioni meridionaliste della generale politica· economica del Paese - saranno separatamente considerate nei paragrafi che seguono. \ 79 Bibliotecaginobianco "

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==