' I La politica di sviluppo regionale nella esperienza italiana nale era anche accentuata dal fatto che il Mezzogiorno, mentre produceva solo il 23% del reddito nazionale e aveva quindi una modestissima capacità di accumulazione di capitale e scarsissime forze imprenditoriali, forniva ben il 60% dell'incremento naturale della forza di lavoro del Paese. La. tabella mette anche in evidenza la posizione per così dire di transizione tra il sottosviluppo e il pieno impiego che occupavano, le regioni dell'Italia centro-orientale, regioni che erano anche avvantaggiate, ai fini dell'ulteriore sviluppo, dalla loro contiguità alla parte economicamente più avanzata del Paese. Ai fini dei lavori del Convegno interessa anche osservare, in base a tali dati, che la situazione di sottosviluppo del Mezzogiorno costituiva un problema sostanzialmente diverso da quello delle backward areas esistenti nei Paesi altamente sviluppati, in particolare nei Paesi dell'Europa occidentale; e ciò sia per il fatto che le regioni meridionali rappresentano una porzio 1 ne rilevante del Paese, sia per la loro estensione; il Mezzogiorno, con 17 milioni di abitanti e un'area di 123.000 km2 aveva, nel 1950, con una superficie pressoché pari, una popolazione doppia di quella della Grecia e di 5 milioni superiore a quella della Cecoslovacchia. I tre Stati del Benelux avevano soltanto 2 milioni di abitanti in più; i tre Paesi scandinavi 3 milioni in meno. Quanto al reddito pro-capite della regione, esso era a quel tempo dello stesso ordine di grandezza di quello riscontrabile in Spagna e in Grecia e quindi più elevato di quello degli altri Paesi del Mediterraneo; ma già a questo riguardo si trova nel caso del Mezzogiorno una conferma di una delle più importanti acquisizioni del pensiero economico in tema di sviluppo: è infatti oggi chiaro che le difficoltà che una politica di sviluppo deve superare non sono sensibilmente diverse in Paesi aventi reddito procapite diversi. Tale reddito può variare cioè notevolmente a seconda dell'entità delle risorse agricole, minerarie e turistiche che la regione offre alla propria popolazione; ma i termini del problema rimangono sostanzialmente gli stessi se la regione in questione 00 1 n possiede, come era appunto il caso del Mezzogiorno, un nucleo industriale dotato di una capacità propria di espansione adeguata alla forza di lavoro disoccupata e sottoccupata che chiede una economica utilizzazione. · L'intervento pubblico per le regioni meridionali venne avviat<1, .come detto, nel 1950, con l'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno. La legge istitutiva di tale ente prevedeva ~ assicurandone il finanziamento - la formulazione di un piano decennale di « co.mplessi organici di operé straordinarie dirette in modo specifico al progresso economico e sociale dell'Italia meridionale », opere che erano concepite 77 Bibliotecaginobianco
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