Nord e Sud - anno XV - n. 101 - maggio 1968

Francesco Barbagallo sorto tra la tendenza volta a riportare la lotta nello specifico universitario e quella di chi vorrebbe puntare esclusivamente sulla creazio,ne di un movimento politico a livello di società. Secondò il suo disegno, bisognerebbe porre come obiettivi immediati degli obiettivi interni al movimento: la crescita politica del movimento e l'unificazione della base sugli o,biettivi indicati. Recuperato in tal modo lo specifico universitario, ci si dovrebbe rivolgere al chiarimento della natura di classe della scuola giungendo alla diffusio·ne di una coscienza anticapitalistica, da cui muoverebbe infine il recupero politico dello scontro. Ad ogni modo « quello che deve caratterizzare il movimento è un rifiuto rigoroso di o,gni forma di integrazione e di ogni logica di coesistenza - a tutti i livelli -. Tra noi e il sistema, il discorso può essere solo di scontro. Tra noi e lo·ro non c'è niente da dire, niente da parlare, se non una guerra intensa, dura » 16 • Questa interpretazione riporta il discorso, come si è detto, nella logica della lotta di classe tradizionale, pur con qualche nuovo protagonista; ma non si comprende quale possa essere lo sbocco di una guerra contro il sistema, nell'assenza di una concreta prospettiva rivoluzionaria. Anche in questo caso resta da sottolineare che, se la rivoluzione è lontana, la reazione, o almeno la conservazione, ·è vicina. Naturalmente le posizioni accennate non sono le sole che oggi circolano nell'università, ma senz'altro sono le più significative della linea che punta alla « contestazione globale ». Un discorso a parte andrebbe fatto per le facoltà di Architettura, che hanno, fra l'altro, dato vita alle esperienze, particolarmente interessanti, di Milano e- Venezia, ma rischierebbe di condurci troppo oltre. Va comunque sottolineata l'inesattezza del giudizio - corrente nel mondo studentesco - dell'università come « cinghia di trasmissione » del potere economico. Ora, senza voler discutere aspetti particolari, appare •davvero arbitrario sostenere una perfetta integrazione dell'università nel tessuto dell'economia italiana avanzata: come se un settore che potremmo definire « paleo-capitalistico » quale il settore universitario - dove cioè il po1tere si identifica con il dominio di antiquate gerar- _ chie tutt'altro che efficienti - potesse ritenersi co·ngruo alla componente più dinamica dello sviluppo neo-capitalistico italiano. D'altronde, a chiarire qualsiasi dubbio, p11ò senz'altro bastare il rapp_orto dell'OCSE sullo stato della ricerca scientifica in Italia, di cui parla in questo stesso numero di « Nord e Sud » Felice Ippolito e che, « custodito gelosamente come segreto di stato», come dic~ anche Giorgio 16 ORESTE SCALZ0NE, Nel costo dei libri il prezzo del napalm, cit. 70 -- Bibiiotecaginobianco

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