Francesco Barbagallo strutturali » ), in cui poter continuare il lavoro politico iniziato con i controcorsi e le comn1issio-ni. L'università dovrebbe essere così divisa in due aree, l'una continuando a funzio-nare come sempre senza partecipazione di studenti alla gestione, l'altra sotto il totale controllo del movimento studentesco: gli studenti potrebbero in tal modo proseguire nell'approfondimento politico,, evitando peraltro di porsi come obiettivo la gestione dell'università ed escludendo affatto la possjbilità di collaborare con i docenti. Quindi: « la gestione della scuola ai burocrati (professori, amministr_atori etc.). La gestio,ne del movimento agli studenti. In mezzo non c'è spazio, per partecipazionismi riformistici, né per congestionalismi illuminati. Ma solo per la crisi della scuola e lo, sviluppo, del movimento » 11.. Come dire che, mentre gli accademici continuerebbero a gestire - a modo loro - l'università, gli studenti si concentrerebbero nella preparazione della rivoluzione, che - prima o poi - dovrà pur scoppiare. A11pare allora necessario che il movimento esprima « delle avanguardie politiche coscienti delle vie attraverso cui passa la crescita della lotta », senza tener dietro a « preoccupazioni democratiche che è necessario superare subito » 12• Da ciò risulta evidente l'immensa mole di lavoro che questa ristret-. ta avanguardia politica dovrebbe svolgere nei confronti delile masse degli studenti e degli operai e, ancor più, nei riguardi dei co·ntadini. D'altra parte, nelle more di un'o 1 pera che, nella ipotesi più favorevole ai sostenitori dell'avanguardia rivoluzionaria, sarebbe comunque lunga e tormentata, ci sembra fuori discussione la necessità che altri gruppi studenteschi si assumano il compito di lavorare per un miglioramento no1 n necessariamente lieve ed insignificante, della condizione scolastica del nostro paese. Ricordavamo in principio che, nelle agitazioni di gennaio e febbraio, era diffuso e, in alcune sedi, dominante un discorso di ispirazione chiaramente marcusiana,. che riconosceva negli studenti la classe rivoluzionaria capace di assumere quel ruolo politico egemone che la classe operaia non sarebbe più in grado di sviluppare per la sua progressiva integrazione nel sistema. Questa linea è stata ormai quasi completamente ab•· bandonata; tuttavia è opportuno soffermacisi, non tanto per muovere una critica, tutto so·mmato, abbastanza facile; quanto· per sottolineare l'inesatto e scorretto riferimento che i suoi assertori fan.no ad un autore che si è limitato a parlare della potenzialità rivoluzionaria delle masse studentesche e ha circoscritto alle forze operaie americane un 68 11 MAURO ROSTAGNO, cit., p. 288. 12 BOBBIO-VIALE, cit., p. 337. Bibliotecaginobianco
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