I Giornale a più voci Schematizzando, le questioni si possono raggruppare in tre grandi categorie. Quelle che si riferiscono alla sopravvivenza fisica della città storica, che dipende da un gioco complesso di fattori, e comporta la soluzione dei problemi della difesa dal mare, dell'equilibrio idrologico della laguna, dell'abbassamento del suolo. Vi sono poi le questioni che ·si riferiscono alla salvaguardia del patrimonio artistico-monumentale e in generale di tutto il tessuto architettonico che costituisce il carattere peculiare della città storica. Anche in questo caso, l'intervento deve mirare a risolvere problemi di conservazione e di salvaguardia, problemi di ripristino e di riadattamento. Infine vi sono le questioni che si riferiscono al contenuto demografico ed economico. ·della città: la necessità di mantenere un quantum minimo di abitanti per la Venezia storica, e quella di dotare gli abitanti della terraferma di tutti quei servizi di prima urbanizzazione di cui una città come Mestre, cresciuta con estrema rapidità nell'ultimo dopoguerra, è affatto carente; la necessità di mantenere una struttura sociale sufficientemente articolata nella città storica e quella di dare a Mestre una classe dirigente, lo strato « superiore », di cui la città di terraferma è priva e la cui mancanza contribuisce a qualificarla come città-dormitorio; la necessità di inserire le strutture urbane della città storica in un quadro economico moderno e di evitare che la « terziarizzazione» •di Venezia sottragga a Mestre ogni parvenza di città. E così via. Ma per l'Amministrazione comunale veneziana, per la classe politica ed economica dirigente non ci sono problemi; o meglio i problemi sono già stati risolti o avranno presto solttzione completa. Esiste un Comitato ministeriale per lo studio dei problemi di Venezia, composto di ben cinquanta grossi nomi: funzionari pubblici centrali o periferici, amministratori, idraulici padovani, urbanisti veneziani. Il « comitatone », come è stato chiamato, è diviso in cinque gruppi, che studieranno i problemi dell'edilizia e dell't1rbanistica, quelli dell'igiene e della biologia, i problemi di geologia, geofisica e geotecnica e quelli di idraulica, infine i problemi legislativi ed amministrativi. Ogni grup,po, a sua volta, è diviso in numerosissimi sottogruppi, dispone di numerosi milioni per condurre le ricerche, in totale potrà spendere quasi un miliardo. Ma intanto avviene che per i proble1ni economici della città vi è un solo membro del Comitato che può suggerire qualche rin1edio: un funzionario della locale Camera di Commercio. Evidentemente, si ritiene che l'economia della città non ineriti nessuna attenzione, trattandosi piuttosto di non contrastare la logica dello sviluppo « spontaneo » e di rinvenire un qualche centinaio di miliardi (e forse qualche migliaio) per finanziare gli interventi di ripristino, di conservazione, di difesa. Ma intanto avviene che si pensi solo ad indagare, a studiare (e nessuno più di noi è convinto di questa necessità); ma che non si preveda di far rifluire tutti questi stt1di e ricerche ed indagini in quello che dovrebbe essere lo strumento fondamentale dell'intervento pubblico dei nostri giorni: il programma. La ·città non ha un programma, ma la città non ha neppure un piano regolatore. La città ha un piano regolatore generale, ma esso è di57 Bibiiotecag inobianco
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