I I I successori di J ohnson cago. Anche se egli dovesse vincere tutte le primarie, non disporrebbe di un numero di voti sufficiente per contrattare con gli esponenti dell'apparato del partito. Occorrono circa 1200 mandati per essere eletti dalla Convenzione. Le elezioni primarie ne dànno circa 400, cioè un terzo. I rimanenti due terzi ·devono essere « strappati » alla macchina del partito. Un recente sondaggio di opinione effettuato prima del ritiro di Johnson ò.ava questi risultati: il 32% al Presidente, il 42% a Kennedy e il 18% a Mc Carthy. Il vantaggio di Kennedy su Mc Carthy è dovuto a diversi fattori. Innanz~tutto il diverso peso politico dei due personaggi. Fino a sei mesi fa nessuno conosceva Mc Carthy. Entrato alla Camera dei Rappresentanti nel 1948 e al Senato nel 1958, questo intellettuale ra.ffinato, poeta ed amico di poeti, non è mai stato una personalità politica di rilievo nazionale. La campagna coraggiosa intrapresa contro Johnson lo ha imposto all'attenzione dell'opinione pubblica di tutto il mondo·. Partito in maniera piuttosto incerta - i suoi seguaci gli rimproveravano di mancare di grinta - si è ripreso dopo i primi successi ed oggi si muove con notevole autorità. Tuttavia Mc Carthy è l'unico fra i sei maggiori candidati alla Presidenza a non poter vantare alcuna esperienza diretta nella gestione degli affari pubblici. Se si tiene conto dell'enorme responsabilità che grava sulle spalle del Presidente degli Stati Uniti, della congiuntura particolarmente difficile in cui assumerà il suo incarico, delle doti sottili di compro·messo di cui dovrà dare prova per ottenere il cop.senso dei suoi concittadini alla soluzione di problemi molto· gravi come la guerra del Vietnam o la crisi razziale, bisogna riconoscere che l'handicap di Mc Carthy non è indifferente. Tutti conoscono invece l'esperienza di governo di Kennedy. Kennedy ha servito nell'Amministrazione di suo fratello come Ministro della Giustizia e in questa carica si è battuto con decisione per l'applicazione dei diritti civili, contro i capi corrotti dei sindacati e contro i magnati dell'industria dell'acciaio. Gli storici dei « mille giorni » gli attribuiscono un ruolo decisivo nella crisi di Cuba. La maggior parte degli esperti gli riconoscono un acume politico di grande rilievo e una competenza specifica di prirr10 piano nei problemi che conosce meglio: come l'America Latina e la segregazione razziale. A favore di Kennedy gioca inoltre la sua posizione economica e jl fatto che egli dispone di una organizzazione personale tra le più effi- . cienti che si conoscano, paragonabile, per l'ampiezza dei mezzi ed il livello del personale impiegato, soltanto a quella ·di Nelson Rockefeller. Questa organizzazione è in parte la stessa che nel 1960 portò al successo John Kennedy. Essa quindi non soltanto esiste ma ha già subìto la pro45 . . s·i bi iotecag i nobianco
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