... Massimo Galluppi strumento di cui si servono normalmente gli outsiders per imporsi all'attenzione del loro partito. Il Presidente in carica non ha una necessità assoluta di concorrere alle primarie. Chi co11tr9lla la. macchina del partito e ha l'appoggio dei gruppi di pressione ·che lo fiancheggiano, vi partecipa soltanto per fare atto di presenza e per controllare l'orientamento degli elettori. Ma chi non ha alcuna presa sulla macchina del partito o ne controlla soltanto una parte; chi non ha l'appo•ggio dei gruppi çhe lo· sostengo110 o ha soltanto un appoggio tiepido o· parziale, deve farne la base cli partenza della propria strategia elettorale. La vittoria nelle primarie non assicura il successo alla Co,nvenzione. Anche se il candidato riesce ad imporsi in tutti e sedici gli Stati (ammesso che abbia il tempo, il denaro, l'organizzazione elettorale e l'energia per fare la campagna do1 vunque) il numero di delegati di cui co•ntrolla il voto non costituisce la maggioranza necessaria all'investitura. No·n solo, ma la sua base elettorale sarà sempre precaria, perché le delegazioni che egli si è guadagnate con le primarie sono tenute a votare per lui soltanto, nel corso del primo scrutinio. Certo, l'investitura ottenuta dal corpo elettorale costituisce un elemento di cui gli stati maggiori dei partiti non possono no,n tenere conto. Tuttavia, gli esperti citano il caso di Theodore Roosevelt, che nel 1912, dopo avere battuto in quasi tutte le elezioni primarie il Presidente uscente William Taft, fu ineso- · rabilmente bocciato dalla Convenzione ed elirr1inato dalla· partita. È difficile dire quale sarà lo sbocco del processo politico che si articola nelle primarie e che quest'estate troverà la sua logica conclusione nelle Convenzioni di Miami e di Chicago. Le due Convenzioni sceglieranno due candidati e i due candidati si batteranno in autunno per ottenere dai loro concittadini il diritto di entrare alla Casa Bianca. Ma il carattere perso·nale della lotta rispecchia soltanto in parte il significato politico del confronto fra due uo1 mini che concorrono, alla Presidenza. Come in molte elezio,ni presidenziali, non sono due leaders, ma due linee politiche o,, se si vuole, due immagini diverse dell'America che vanno prendendo forma; e la prevalenza dell'una o dell'altra segnerà il destino dell'America - e in parte del mondo - per almeno altri quattro anni. I repubblicani. Nel partito repubblicano, il piazzamento migliore spetta a Richard Nixon. Nixon ha stravinto nelle elezioni primarie del New Hampshire, del Wisconsin, della Pennsylvania. Il suo avversari~ più pericoloso - Rockefeller - ha ottenuto in quegli Stati percentuali molto basse, varianti tra 1'11% e il 12% dei voti. 34 BibiiotecaginobianGo
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