Nord e Sud - anno XV - n. 101 - maggio 1968

Giuseppe Galasso lineate subito. Innanzitutto, la netta prevalenza dei dati strutturali economici su quelli di carattere propriamente sociologico. I mutamenti del costume, del livello e del modo di vita e del comportamento collettivo, i gran-di movimenti di popolazione, le particolarità dell'evoluzio·ne dei consumi, insomma tutta la tematica sociologica del passaggio di una società arretrata a nuove dimensioni e della sua apertura verso il modulo di una società del benessere, che sono app·unto l'essenza degli sviluppi sociologici registrati in I talìa a partire all'incirca dal 1955 in poi: tutto ciò rimane, nell'analisi ufficiale del PCI sull'evoluzione del capitalismo in Italia, nell'ombra, come un dato complementare anziché come un o,ggetto di analisi specifica avente una st1a imp·ortanza determinante ai fini della formulazione del giudizio politico a cui in ultima istanza si mira. D'altra parte, però, la stessa analisi strutturale-economica non è condotta sulla base preminente di una indagine quantitativa da cui si traggano ,determinante illazioni, bensì. piuttosto sulla base della considerazione d.ei rapporti di posizione tra varie classi sociali rispetto alla possibilità di influire sul gioco del capitale. Il che può certamente essere definito come ab1 bastanza corretto dal punto di vista del carattere· marxistico dell'analisi che si vuole condurre, ma altrettanto certamente priva questa analisi di una dimensione che gli studi moderni di e·co,nomia riten-. gono sempre più essenziale. Infine, è costante ed evidente, in tutta la in-dagine che il PCI conduce su questa materia, il suo sforzo diretto più a una riduzione del caso· italiano al modello marxista e leninista di interpretazione delle tend·enze del capitalismo nella fase della sua ultima maturità anziché a una specificazione delle differenze italiane risp·etto a quel modello. O, per meglio dire, la specificazione c'è, ma è diretta prevalentemente alla presa in co,nsiderazione delle forze politiche che agiscono sulla base della determinazione strutturale, alla fenomenologia sovrastrutturale della realtà economico-sociale, anziché alle differenze di struttura. vere e proprie. Ed è perciò che il disco,rso comunista sulle forze politiche finisc~ sempre con l'essere più ricco e circostanziato di quello sulla dinamica eco•nomica e anche sociale del paese. In questo quadro· non sorprende che manchi da parte del PCI, e si imp·uti assai spesso al partito, la mancanza di indicazioni circa un mo,dello di svi-· luppo economico alternativo• rispetto, a quello in atto in Italia. Fin dal 1949, su ispirazio·ne soprattutto comunista, la CGIL formulò la proposta di un « piano ·del lavoro », che avrebbe comportato· la instaurazione in Italia di un'econo,mia di piano, anche se in forma tutt'altro che rigida e-d esclusiva. Al « piano del lavoro » della CGIL il PCI diede il suo completo appoggio e lo sostenne a lungo, fino a quando gli sviluppi e il boom dell'economia italiana, neppure lo,ntanamente previsti nel « piano», non 28 Bibiiotècag inobianco

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