Nord e Sud - anno XV - n. 101 - maggio 1968

.. I I comunisti italiani e l'analisi del capitalisn-io e rivendicare « alla classe operaia una funzione particolare di avanguardia e guida di tutte le forze della democrazia». L'analisi del 90 congresso è stata proseguita dal 100, la cui affermazione princip•ale sta nell'aver stabilito che « l'epoca nella quale viviamo è l'epoca del passaggio dal capitalismo al socialismo», mentre « il capitalismo non è più, da tempo, la forza dominante della società moderna ». Questa affermazione è ancora una volta fondata sul fatto che - mentre « si sviluppa e si rafforza il sistema degli stati socialisti » e « l'Unione Sovietica intraprende la costruzione delle basi tecniche materiali della società comunista>> - invece « l'imperialismo ha perduto quasi totalmente la sua base coloniale e gli stati e popoli liberi del vecchio mondo delle colonie si sforzano anch'essi di trovare e seguire una via di sviluppo economico ·che non sia più quella pesante e dolorosa dello sfruttamento capitalistico»; anzi, una prospettiva di svolta verso il socialismo si presenta anche nei paesi « dove sussistono gli ordinamenti borghesi». Nel campo della politica internazionale il fatto più significativo in questo senso veniva visto nell'affermazione di un regime socialista a Cuba, « a poche centinaia di chilometri dal più grande stato imperialista». La coesistenza pacifica, la pacifica competizione tra le potenze a diverso regime venivano, tuttavia, confermate come le sole prospettive valide nelle relazioni internazionali nella « convinzione che oggi la guerra non è più inevitabile». Veniva quindi esposta di nuovo la tesi secondo la quale al riconoscimento della « minaccia di tma guerra nucleare distruttiva» si era dovuto procedere « persino nel gruppo che fa capo al presidente Kennedy », anche se questo gruppo aveva egualmente dovuto cedere alle pressioni di altri gruppi su molte importanti questioni. Così diventava più facile, come già aveva sostenuto il 90 congresso, riconoscere e far riconoscere i gruppi contro cui andava concentrata la lotta per la pace ( « stato maggiore e... organizzazioni tendenzialmente fasciste degli Stati Uniti », « militarismo tedesco», « militarismo francese»). Esplicita era poi l'affermazione che, da un lato, « la pacifica coesistenza deve fondarsi, oltre che sul ripudio della forza come mezzo di soluzione delle vertenze internazionali, sul rispetto della indipendenza e sovranità di ogni paese e sul non intervento nelle questioni interne degli altri stati », sicché sia consentito « ad ogni popolo di risolvere a seconda delle sue aspirazioni e dei suoi interessi tutti i problemi della sua esistenza»; dall'altro lato, « la lotta per la pace e la pacifica coesistenza si lega alla lotta per la democrazia e per il socialismo, e quindi alle vitali rivendicazioni economiche e politiche della classe operaia, delle masse popolari, del ceto medio produttivo e intellettuale», sicché « distensione dei rapporti internazionali e pacifica coesistenza non significano in alcun modo una rinuncia a queste rivendicazioni, né tanto meno un consolidamento dello status quo o· una divisione del mondo in sfere di influenza, ma al contrario costituiscono il presupposto per l'avvento di nuovi gruppi sociali alla direzione della vita economica e politica ». Sulla conciliabilità pratica dei due aspetti della questione non venivano però date· indicazioni concrete. Infine, 1'110 congresso del PCI, 1pur ribadendo che « l'imperialismo è per sua natura fonte permanente di una politica aggressiva e di guerra;>, ha sostenuto ancora una volta che « esso però non può più fare quello che vuole» e che « la guerra non è inevitabile». La prova ne veniva vista 17 . Bfblioteca·ginobian·co

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