I Lettere al Direttore La seconda fase della politica di sviluppo del Mezzogiorno, quella della industrializzazione, ha posto in evidenza, irt ogni campo, la necessità di un approccio diretto, differenziato per singoli territori, integrato nelle diverse componenti settoriali. Di fronte a tali problemi appare incredibile la conclusio,ne cui sono giunti alcuni tecnici ed una certa sezione degli oper.atori politici e che mi sembra ispirare gli scritti di Franco Fiorelli recentemente apparsi su « Nord e Sud». È una conclusione che si riassume nella certezza di poter dominare e dirigere la complessa realtà del Mezzogiorno attraverso il semplice ricorso ad un quadro unitario, di comando a livello di tutto il sistema economico del Paese, che si assuma successivamente il co·mpito di qualificare e dirigere le azioni di intervento pubblico ordinarie e straordinarie e di orientare opportunamente le iniziative dei privati. Una simile posizione non nasce dal nulla ed è partita da una esigenza del tutto giustificata e razionale: quella di assicurare allo sviluppo del Mezzogiorno l'apporto di una programmazione economica nazionale; ma, una volta posta tale basilare necessità, troppo cammino è stato compiuto in direzione sbagliata, tanto sbagliata che oggi le critiche contro l'impostazione globale che ne è uscita fuori finiscono giustamente per coinvolgere anche il contenuto stesso della programmazione (di ciò sembra lagnarsi Fiorelli accennando al nascere di paradossi sulla programmazione). La programmazione economica avrebbe dovuto costituire un importante elemento del processo di sviluppo del Mezzogiorno, aiutando a risolvère un nodo fondamentale costituito dalla difficoltà di far progredire, in un'economia di mercato, regio·ni in grave situazione di arretratezza strutturale con re_gioni assai dinamiche e per di più già larganiente inserite in un mercato mondiale. Alla programmazione era stato confidato il compito di fissare il quadro cui riferire la crescita industriale e degli altri settori eco,nomici meridionali in modo da non dar luogo a fenomeni di spreco di risorse, a duplicazioni ecc., di indirizzare gli operatori econom.ici nazionali ed anche esteri verso le opportunità di investimento offerte dal Mezzogiorno, di allargare attraverso un'oculata valutazione delle priorità per le varie zone del Paese, i fondi disponibili per l'intervento nel Mezzogiorno. Bene, le prime realizzazioni non hanno aiutato a risolvere il problema del Mezzogiorno: la determinazione di grandi obiettivi settoriali non ha evitato le drammatiche contorsioni di pensieri e di parole avvenute quando fu posto in causa il progetto dell'Alfa-Sud o quando si discusse di una possibile scelta di settori a tecnologia nuova o a tecnologia vecchia come fattore di base dello sviluppo del Mezzogiorno; gli investimenti industriali non hanno raggiunto neanche a livello del Paese gli obiettivi del Piano; la spesa pubblica è sempre più attratta, nelle sue tradizionali funzioni di sostegno del meccanismo di sviluppo esistente, verso le regioni sviluppate o che presentano zone facilmente recuperapili allo sviluppo. Né sono· da attendersi grandi risultati per il futuro fino a quando alcuni nostri amici continueranno a ritenere che progran-tmazione significhi una 125 Bibiiotecaginobianço
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