Carlo Turco italiana non è quella di paesi alle prese con «un solo» problema, con1e la guerra, o il totalitarisn10, o la fame - per non parlare di q1:1-elladi paesi che devono affrontare simultaneamente la guerra e il totalitarisn,zo e la f an1e ( tanto, si tratta di paesi piccoli, estremamente lontani e, per di più, popolati da «gialli»). Ma con questo? Forse non esiste una «gravità» di situazioni che è relativa al mo·mento storico ed all'ambiente in cui si verifica? La fan1e che colpisce intere popolazioni in altri paesi è un problema che assurge alle dimensioni ed alla natura drammatica, spaventosa, della cala,nità naturale: ma se altrettanto non può certo dirsi della fa111ecircoscritta a sparute, « n1arginali » minoranze di individui nella società italiana, così con1e in. altre società economicamente progredite, essa, però, può be11assurgere ad un altro tipo di «gravità», che è del delitto sociale, proprio per l'ambiente in cui si verifica. E le repressioni poliziesche che si verificano in un. regime che si autodefinisce de1nocratico non possono trovare alcuna attenuante nel fatto di essersi liberati di un regiJ,ne dittatoriale. L'argomento è assolutamente sproporzionato al tema - cioè quello della scelta del voto nelle prossùne consultazioni elettorali, certo ùnportante, sì, ma alla cui 1nitizzazione ricorrente di cinque in cinque anni, stru1nentale per chi vorrebbe ridurre tutta l'essenza della democrazia a tali consultazioni, non è certo mio desiderio contribuire - ma è sempre l'editoriale di « Nord e Sud » che vi accen11a, raccomandando che « non si tiri fuori, per piacere, l'argomento della contestazione globale del sisten1a ». E perché tale esortazione? Perché si tratta di « un argomento che può diventare molto co1nodo ». Non c'è dubbio che possa diventarlo, così come, del resto, qualsiasi argomento. Così come, nella fattispecie, è certamente comodo, a dir poco, per l'editorialista di « Nord e Sud », a « riprova» della sua atf erniazione, argomentare astrattamente su quale avrebbe dovuto essere - in, nome di una coerenza di cui lo stesso editorialista si fa giudice ed interprete - il comportamento dei « contestatori» al posto dei giovani di Ozieri che coraggiosamente hanno preso parte alle ricerche dei loro co1npaesani rapiti dai banditi, rischiando la pelle: e dimenticare od ignorare che nella realta concreta dei fatti i « contestatori» appartenenti, per esempio, al movimento studentesco non se ne sono certo restati a casa al sicuro, n1a hanno agito ed agiscono 1nettendo a grave repentaglio molte cose, ivi compresa, talvolta, la pelle, grazie ai metodi della polizia di un sistema, che, sempre ,alla prova dei fatti, è molto più efficiente nel far bastonare i dimostranti di quanto non lo sia nel prevenire e reprimere la criminalità organizzata. Non sono certo questi i termini per discutere della validità o nieno della « contestazione globale » - un tema difficile, complesso e sul quale, a differenza dell'editorialista di « Nord e Sud», non ho difficoltà ad ammettere· di essere tuttora confuso, dibattuto tra non pochi dubbi ed interrogativi e, 1~1 d.efinitiva, non qualificato a trattare. Vorrei però concludere con un'osservazione su cui sarebbe importante e, chissà, forse non inutile che, per una volta, fosse l'estensore di questo disgraziato editoriale di « Nord e Sud» a riflettere. E eia~, che quando certi modi e termini dell'argomentare 120 Bibiiòtecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==