I La politica di sviluppo regionale nella esperienza italiana di intervento ispirata alla preoccupazione del divario esistente tra la scuola del Mezzogiorno e quella del resto d'Italia. Probabilmente, se lo Schema Vanoni avesse segnato già nel lontano 1955 il passaggio a una economia di piano, i tre or,dini di insufficienze che si sono ora rilevati sarebbero da tempo emersi. Senonché, l'esperienza del mondo occidentale sembra indicare che ciò non poteva ragionevolmente avvenire in quegli anni ormai lontani; in nessun Paese un simile passaggio è avvenuto nel corso degli anni '50. Vi hanno fatto ostacolo, in quel periodo, para·dossalmente, due opposte correnti di pensiero: .da una parte si temeva che, con l'azione del programma, ci si ponesse su di un piano inclinato capace di condurre alla sovversione del1' ordine esistente; dalla parte opposta, il mito della nazionalizzazione esercitava ancora un certo fascino e, di fatto, precludeva ogni approfondimento delle mo,dalità con cui la politica di piano si sarebbe comunque potuta attuare nella struttura proprietaria esistente. L'adozio,ne di una politica di piano, che anche oggi riesce ad attuarsi solo con tanta gradualità e in mezzo a tante incertezze, non poteva quin,di aver luogo in quegli anni lontani. Questo giudizio, si ripete, è confortato da quanto accade in tutti i Paesi dell'Occidente europeo; il nostro Paese è anzi tra quelli ove la grande esperienza costituzionale rappresentata dalla politica di piano sta com·pien·do i progressi più rilevanti; non avrebbe quindi senso lamentare che la politica meridionalista non si sia svolta in passato in riferimento ad un programma nazionale che permettesse di. verificare la congruità delle azioni di politica economica e non economica via via svolte, all'obbiettivo della eliminazione del divario. Comunque, proprio il fatto che questo strumento di governo si vada oggi rendendo disponibile, dischiude possibilità nuove nella ricerca, certo molto urgente, dei nuovi strumenti di intervento utilizzabili in quella che potrebbe essere la fase finale del processo di eliminazione del divario interregionale italiano. E, per finire, sarà in sede di politica di piano che la Cassa del Mezgiorno avrà la possibilità di svolgere il suo ruolo più rilevante; in quella sede fatalmente troveranno nuovi modi di affermazione le varie esigenze che di volta in volta sono state· poste all'ordine del giorno, del Paese; competitività internazionale, nazionalizzazioni, stabilità mo-netaria, richieste sindacali e altre molte, come è del resto naturale in un Paese in vigoroso sviluppo come il nostro. Nel secolo di vita unitaria del nostro Paese la situazione del Mezzogiorno non è stata mai posta come un vincolo di cui si dovesse far gran conto,· dopo provveduto all'ordine pubblico e a un po' di assistenza. Questa vice11da tenderebbe fatalmente a riprodursi in sede di 115 Bibliotecaginobianco
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