Pasquale Saraceno In conclusione, rievocando le considerazioni svolte, si possono identificare almeno tre errori di valutazione commessi dai meridionalisti nella loro· appassionata polemica, pur coronata :finora· da un rilevante successo. In primo luogo non abbiamo considerato che un certo esodo era una condizione necessaria per condurre a buon fine, in tempo non eccessivamente lungo, l'eliminazione del divario; all'ordinato svolgimento dell'esodo, che era dunque un elemento decisivo della rapidità del processo da noi preconizzato, non si prestò praticamente attenzio-ne, il che diede luogo a una somma di sofferenze e di squilibri in parte evitabili. Un secondo errore è dato dalla insufficiente considerazione dei rilevanti problemi di sottosviluppo esistenti nelle regioni della Italia centrale e nord-orientale, cioè nelle regioni estranee da un lato al Mezzogiorno, dall'altro al triangolo industriale. Da ciò un certo semplicismo nel giudicare i rapporti che sarebbero intercorsi tra Mezzogiorno e resto d'Italia. E, infine, errore più grave di tutti, non abbiamo prestato sufficiente attenzione ai problemi di formazione del fattore umano, e quindi ai rischi di gravi carenze nel sistema di istituzioni necessarie per un intenso e diffuso progresso industriale. In sostanza, si seppe, nell'immediato dopoguerra, superare la concezione di origine keynesiana allora dominante che vedeva la politica di sviluppo prevalentemente sotto forma di una rilevante spesa pubblica addizionale integrata in una larga politica di opere pubbliche, politica che si supponeva capace di generare il processo di sviluppo che era preconizzato; si seppe quindi passare rapidamente all'impiego di strumenti capaci di suscitare direttamente degli investimenti produttivi. Senonché, pur non mancando ovviamente le generiche affermazioni sulla necessità di promuovere la formazione del fattore umano occorrente, non si approfondì il problema in termini paragonabili a quelli con cui appassionatamente si discusse delle modalità con cui acceler_are l'accumulazione di capitale sociale e di capitale produttivo; esenzioni fiscali, facilitazioni nelle operazioni di finanziamento, programmi di opere pubbliche, polarizzarono in sostanza le nostre preoccupazioni. Lo stesso Schema Vanoni, con la modesta trattazione che esso dedica ai problemi di formazione del fattore umano, è, del resto, indice eloquente della grave carenza che oggi è dato rilevare nel pur rinnovato pensiero meridionalistico del ventennio trascorso dopo la fine della guerra. E di tale carenza so·no oggi visibili molti effetti: dalla no11 creazione dell'Università calabra che, sensatamente, dovrebbe avere almeno dieci anni di vita in una visione moderna del proèesso di sviluppo, alla omissione, negli odierni progetti di riforma della scuola, di una linea 114 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==