Felice Ippolito 11 Rapporto mette subito, in evidenza i contrasti esistenti nella società italiana « che attraversa un periodo difficile di adattamento all'evoluzione economica e tecnica e alle conseguenze sociali di tale evoluzione » ed esamina, ai fini della determinazione di una politica scientifica italiana, l'Università e le istituzioni para-universitarie, gli istituti e i laboratori scientifici non universitari e la politica scientifica e tecnica fin qui seguita. Nel campo ,delle più stridenti co,ntraddizioni, il Ra·pporto rileva: - lo statuto particolare dei professori universitari, che si trovano in tutti i posti più in vista della gerarchia sociale, il che contrasta con le con,dizioni mediocri in cui si svolge l'insegnamento superiore; - la qualità degli uomini e l'originalità dei loro lavori, che contrasta con l'organizzazione arcaica -dell'Università, sia per quanto concerne l'insegnamento, sia per quanto concerne la ricerca; - i rapporti fra Università e industria, che per certi risp·etti sembrano due mondi distinti e per altri invece, specie attraverso la funzione di alcuni uomini, sembrano lavorare in comune; - il dinamismo, l'a·pertura mentale, una certa « aggressività » di taluni ambienti, che contrastano con il formalismo burocratico -di altri. Ma non è sull'analisi contenuta nel Rapporto che intendiamo fermarci in questa sede, tanto più che speriamo possa essere stampato e · diffuso in Italia malgrado l'ostilità degli ambienti ufficiali della ricerca, bensì su taluni aspetti •delle sue conclusioni che ci paiono più interessanti ai fini del presente discorso. E precisamente : anzitutto che le soluzioni da escogitare devo,no essere quanto più flessibili possibile e non rigide, on·de si possano facilmente adattare ai mutamenti rapidi da cui il settore è caratterizzato; suscettibili cioè di svilupparsi e trasformarsi con lo svilupipo stesso della ricerca. In secondo luogo che in Italia, come in tutti i paesi di antica cultura, « è difficile sostituire nuove strutture, rese necessarie .dal dinamismo economico del paese, a quelle che vengono condannate dalla rapi 1dità stessa della sua evoluzione ». Infine che è in·dispensabile separare nettamente le responsabilità e cioè distinguere chiaramente gli organismi che devono formulare una politica della ricerca scientifica e tecnologica dagli organismi incaricati _ di eseguirla e controllarla. Sono pro·prio questi i problemi fondan1entali che si pongo-no sia fasci~mo, che aveva portato fino alla caricatura il gusto del progresso ed il desiderio del nuovo, avrebbe in pratica contribuito a ripristinare ed a conservare il modello culturale italiano tradizionale, fondato sull'umanesimo classico. In quanto poi all'accusa di « aver relegato le scienze naturali e sperimentali al campo delle pseudoscienze» si tratta della solita confusione ingenerata dall'uso del termine « pseudoconcetto » su cui rimando al mio saggio p,ubblicato nel n. 142 di questa Rivista. 8 Bibiiotecaginobianco
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