Nord e Sud - anno XV - n. 100 - aprile 1968

' . I . . I' Gli americani di fronte al Vietnam che giudicavano del tutto inutile sul piano militare e politicamente dannosa 5 • Quando, nell'estate del 1954, dopo la conclusione degli accordi di Ginevra, decisero di rilevare le posizioni francesi nel Vietnam meridionale, gli americani pensarono di fare di questo paese un modello di democrazia politica. Il Vietnam democratico, fondato sul benessere e sul consenso dei cittadini, capace di risolvere i tremendi problemi dello sviluppo che la guerra si era trascinati dietro senza risolverli, doveva servire da punto di riferimento per gli altri paesi dei Sud Est Asiatico. Il suo esempio avrebbe costituito la più efficace condanna morale del regime comunista che nel frattempo si andava organizzando a nord del 17° parallelo·. Per raggiungere questo obbiettivo gli americani hanno investito decine di milioni di dollari; hanno inviato migliaia di co-nsiglieri militari, di tecnici dell'amministrazione pubblica, di economisti specializzati nei problemi economici del sottosviluppo, di esperti nel campo dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria; hanno elaborato un numero incredibile di studi e di progetti e creato sul posto gli organi destinati a promuoverne la realizzazione. « I successi della Repubblica del Vietnam nel neutralizzare i piani aggressivi elaborati all'ester110 dal Comunismo, e nel superare all'interno gli ostacoli più difficili », affermava il 22 ottobre 1956 Eisenhower in una lettera a Ngo Dinh Diem in occasione del primo anniversario della costituzione del nuovo Stato, « hanno• mostrato cosa può essere fatto quando un popolo sceglie la causa della libertà » 6 • In realtà il Vietnam meridionale non è mai stato - neppure da lontano - quel modello di democrazia che gli americani avrebbero voluto che fosse. Le istituzioni, ricalcate sul modello americano, sono sempre state, anche negli anni più << tranquilli » del regime diemista (il bien11io 1956-1958), soltanto la facciata dietro la quale si sviluppava una ~ealtà molto diversa. Nessuna libertà politica, ma al contrario una legislazione liberticida; gli oppositori del regime in prigione, in campo di concentramento, o, molto più semplicemente, tolti dalla circolazione; una stampa imbavagliata, co-mpiacente e corrotta; elezioni truccate, l'ordine mantenuto nelle città e nelle campagne soltanto grazie al terrore e alle repressioni della polizia politica e delle forze speciali dell'esercito: E soprattutto una gestione del potere spietatamente classista. Da una parte, quindici milioni di contadini frustrati nelle loro aspirazio·ni più elementari di progresso civile; dall'altra, u_n pugno di proprietari latis William J. Lederer: ibidem, pp. 66-67. 6 In·« American Foreign Policy: Current. Doçuments », p. 863 (documento nr. 337). . . 89 Bibliotecaginobianco

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