Antonino de Arcangelis pesce co•nservato (a prezzo di mercato molto, basso) e co·n i derivati del latte, che presentano un contenuto proteico nobile - di provenienza animale - quasi sempre più elevato di quello · della carne. A ciò si aggiunga il fatto che, durante tutto il periodo di accrescimento, i latticini in genere presentano, nella composizione, un rapporto calcio-fosforo· molto più adatto allo sviluppo, rispetto· a quello- della carne, che può invece definirsi sfavorevole; e ciò ci sembra di estrema importanza poiché interessa il 35% circa della popolazione italiana, quella inferiore ai venti anni, cl1e si aggira sui diciassette milioni -di individui. È dunque esatto, dal punto di vista dietolo-gico-, considerare le prefere11ze verso il co-nsumo di carne quali conseguenze di un « effetto di imitazione», non certo- un suggerimento della « saggezza del corpo ». Ma dove la mancanza di quella saggezza risulta evidente è nella incapacità, dimostrata dall'italia110, medio, di sostituire questo pro-dotto, divenuto costoso, co-n altri il cui valore nutritivo risulta eguale, se non addirittura sotto certi aspetti più elevato. Se la lo-gica delle scelte fatte dal consumatore .italiano avesse rispecchiato· i dettami nutritivi, essa avrebbe do·vuto suggerire di considerare senz'altro la carne, ai prezzi di mercato, un prodotto: di lusso·; ma in pari tempo di sostituirla con altre derrate, più opportune. Con mille lire infatti possono· oggi essere acquistati circa 500 gram1ni di carne. Essi co,ntengono 84 grammi di proteine animali, che praticamente corrispo·ndo,no• al fabbisogno· giornaliero- minimo (calcolato in 35-40 grammi) di proteine animali per due individui adulti. In effetti, con le stesse mille lire po-trebbero• essere acquistate circa venti uo·v~ (che contengono• 120 grammi di proteine animali), o 700 grammi circa di mozzarella (che contengono 154 grammi di proteine animali), o 500 grammi circa di formaggio parmigiano, (che contengono 180 grammi di proteine animali), o·d oltre 2 chilogrammi di merluzzo surgelato- (che ne co-ntengono· più di 240 grammi), sufficienti, questi ultimi, al fabbiso,gno giornaliero minimo in proteine animali per sei individui adulti. Una modifica delle scelte alimentari secondo tali criteri avrebbe dunque certamente determinato l'atteso miglioramento delle condizioni nutritive dell'italiano medio-; ed insieme una riduzione dello squilibrio dei prezzi, specie nell'ambito degli alimenti di natura pro,teica, in rapporto alle loro· reali capacità nutritive. Se dunque da una analisi di carattere economico• emerge che l'italiano medio si alimenta male perché notevole è il divario con i consumi delle altre nazioni, sotto l'aspetto dietologico è più rispondente alla realtà affermare che l'italiano• risulta malnutrito perché la dieta da 78 Bibliote·caginobianco
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