' . .. . Argo1nenti . un incremento di consumo del tutto irrisorio, passando da 140 grammi pro capite al gio·rno nel 1953 a 170 grammi pro capite nel 1963, restando / dµnque nettamente inferiore ai consumi della maggior parte delle nazioni di Europa, sempre superiori ai 250 grammi pro capite, tali da influenzare notevolmente la razione complessiva di proteine animali e di sali di calcio, nei po-poli -di quelle nazioni. Ciò dimostra in maniera sufficientèr11ente palese che in Italia esisteva la possibilità di migliorare, d.al punto· di vista nutritivo reale, la razio-ne alimentare media, ma ciò non è accaduto perché l'italiano medio ha indirizzato le modifiche alimentar~ verso il settore dei. prodotti più costosi e no•n verso quello degli alimenti più nutritivi. Ci sembra dunque che il presupposto -dell'affermazione di ordine economico, secondo la quale « quando- si discute intorno ad una presunta distorsione esistente nel comportamento del consumatore italiano, si parte dalla co.nsiderazio·ne che ogni individuo, nell'appagamento dei propri bisogni, proceda a gradi, cominciando col soddisfare i biso-gni primari », no-n possa considerarsi accettabile, dal punto- di vista dietologico· e psicolo-gico, per giungere ad una spiegazion·e del fenomeno. Quali sono, difatti, gli alimenti che vengono considerati « primari » dal punto di vista nutritivo? Se si fo·sse tenuto conto, dei canoni dietologici, gli autori -dell'inchiesta avrebbero dovuto includere il latte ed i latticini nel gruppo· dei b-eni cosiddetti di prima necessità e non in quello- dei beni alimentari ricchi, che comprende anche tabacco ed abbigliamento. Ciò forse sarebbe servito a spiegare il fenomeno· - di fronte al quale sono rimasti perplessi gli autori dell'inchiesta - « della spesa per latte e latticini, il cui peso· nel bilancio del consumatore medio è diminuito, nonostante la riduzione del prezzo e no.nostante la natura di bene superiore il cui consumo dovrebbe espandersi al crescere del reddito ». Ciò potrebbe forse spiegarsi col fatto che latte e derivati, malgrado siano in realtà prodotti di prima 11ecessità, no-n sono considerati dalla massa pro-dotti alimentari sufficientemente ricchi, tali cioè da suggerirne l'incremento di consumo! Il consumatore italiano sarebbe, dunque, caduto nell'errore di voler considerare i derivati del latte come .alimenti di lusso e, come tali, no,n sufficientemente interessanti, invece di dar loro il reale valore di beni .di consumo alimentare ·di prima necessità, degni di occupare, come tali, una rispettabile parte dell'incremento del reddito. In effetti, dal punto di vista dietologico, .solo alle carni ed al pesce fresco spettano i caratteri di cibi dell'agiatez_za, nel settore dei consumi 1 di lusso che ·comprende tabacèo ed abbigliamento. Pure si tratta ·di alimenti agevolmente sostituibili, dal punto di vista nutritivo, con il ,77 s·ibliotecaginobianco
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