Antonio Rao superiore,_ a cui esaminare attentamente il problema e trovare una soluzione so-ddisfacente. Occorre uscire dalla contrapposizio•ne d'interessi corporativi o aziendali ed assumere un punto. di vista più generale e quindi più adeguato ai bisogni della collettività » 2 • Il C.R.P.E. potrebbe essere la sede adatta per formulare tale punto di ,rista, a patto che riesca ad avviare « un lavoro serio- di ricerca, di analisi, di raccordo, delle di- • verse esigenze ». C'è un secondo compito, strettamente connesso al precedente, col quale anche il Comitato potrebbe misurarsi nell'immediato- futuro. Si tratta d'identificare l'ubicazione e le caratteristiche di un limitato numero di agglomerati, da attrezzare per l'insediamento• d'industrie. Di fronte ai circa 238.000 nuovi posti di lavoro complessivamente previsti dai cinque co-nsorzi industriali esistenti nella regione, stanno i 76.900 indicati dallo- schema di sviluppo regio-nale per il periodo 1967-70. Questo significa che ci si trova dinanzi a una precisa alternativa: o lasciare che i nuo,vi impianti si distribuiscano fra tutti gli agglomeratidesignati dai piani delle aree e dei nuclei di sviluppo industriale, realizzando le indispensabili infrastrutture specifiche ora nell'11no ora nell'altro agglomerato a seco-nda delle richieste; o scegliere un numero circoscritto di agglomerati, dotati di attrezzature specializzate, verso i quali orientare, mediante un sistema di consultazio-ni e di contrattazioni, i nuovi investimenti. No-n ci sembra dub.bio che, se nel caso· di ·regioni dalle prospettive industriali modeste la prima strada sia praticamente obbligata, nel caso di u11a regione co-me la Campania - sul cui avvenire industriale non dovrebbero esistere più dubbi-, la seconda via sia senz'altro da preferire. Essa è infatti l'unica che possa garantire la creazione d'infrastrutture e la prestazione di servizi alle migliori co-ndizioni d'efficienza per gli utenti e al costo minimo per la collettività. E anche troppo evidente che, nella scelta degli agglo-merati da attrezzare_ per primi, la Cassa non può conti11uare ad avere, come unici interlocutori, organismi ibridi come i Co-nsorzi delle ASI e dei nuclei, cl1e sono- costituzio-nalmente incapaci di vedere i problemi di sviluppo ind11striale della regione nella loro globalità, impreparati sotto il profilo. tecnico, inefficienti sotto quello organizzativo, inesistenti dal punto di vista imprenditivo. Né, d'altra parte, è pensabile che la Cassa possa co,mpiere da sola questa scelta. Non basterebbe, per questo, neppure la revisione dei suoi 111etodi di lavoro e della sua o·rganizzazione interna, revisione da qualche tempo sempre più vivacemente sollecitata. Anche se reso più efficiente, 2 M. D'ANTONIO, Industrie indotte o ridotte?, « Bollettino» dell'APE di Napoli, marzo 1968, ri. · 9> pp. 22~2s. 52 Bibliotecaginobianco
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