Nord e Sud - anno XV - n. 100 - aprile 1968

' Antonio Rao che comanciano a manifestarsi anche nella società campana, a ·stabilire efficaci collegamenti con la ·parte più attiva dell'opinione pubblica. È su questo sfondo che va posta l'azio-ne da svolgere nei prossimi mesi. Si tratta in primo luogo d'isolare il gruppo di materie che potranno utilmente rientrare nella competenza della futura Regione. L'art. 117 della Costtiuzione, mo·dellato su una società rurale che ci sta dietro le spalle di almeno vent'anni, elenca diciotto attribuzioni ma nulla dice circa il contenuto di ciascuna di esse. Basterebbero del resto le funzioni che la Regione dovrà svolgere nel campo della politica di piano a comportare una ulterio-re elaborazione di tutta la materia. In . attesa della legge sulle procedure della programmazione, che preciserà i compiti delle Regioni in questo settore, la maggior parte dei Comitati non sono rimasti con le mani in mano. So-prattutto nel Nord, è tutto un ribollire di proposte e di richieste, che vanno, dalla costituzione di finanziarie regionali (con partecipazione al capitale di rischio) per il sostegno delle piccole e medie imprese, alla creazione di Authorities nel campo dei trasporti, di enti di sviluppo agricolo, d'immobiliari regionali, di « demani del_verde » etc. Materie, come lo sviluppo _industriale, che dovrebbero restar fuori dalla comp.etenza regionale, tendono invece ad esservi incluse; non manca, da parte di alcune regioni, la proposta di rimodellare tutta, ·o quasi tutta, la Pubblica Amministrazione su base regionale. Tutto questo- dimostra che i noti limiti istituzionali dei C.R.P.E. non rappresentano un argine invalicabile quando esista una reale spinta autonomistica. Senza entrare nel merito di queste richieste, va sottolineato il loro significato più generale, e cioè che esiste la possibilità che le. funzioni delle Regioni, fatte salve talune uniformità (p. es. per quanto rig·uarda i criteri relativi al pubblico impiego) siano diverse da caso a caso, tenendo conto delle caratteristiche e dei problemi delle varie realtà regionali. Nel caso della Campania si parte naturalmente da ~ero. Il problema degli strumenti d'attuazione del piano. regionale è stato trascurato almeno quanto quello dei compiti ad esso inerenti. Si tratta di una lacuna grave. Anche se la particolare disciplina cui sono sottoposti gl'interventi pubblici nelle regioni meridionali circ~scrive l'ambito delle possibili attribuzioni di queste ultime nel campo della programmazione, più di quanto non avvenga per le altre regioni del paese, non è per questo méno necessario stabilire quale po~sa essere il ruolo degli organismi regionali del Sud nella politica di piano. A questo scopo sarà opportuno tener d'occhio l'esperienza passata dell'intervento straordinario, in particolare della Cassa per il Mezzo50 Bibliotecaginobianc9

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