I Editoriale Queste elezio·ni del 1968 cadono in un 111-omentodi particolare inquietudine per il mondo. Sul piano della politica internazio11ale, la guerra del Vietnam è giiLnta a un decisivo punto di svolta. L'allontanamento di· Mc Namara dal Pentagono, alcuni mesi or sono, fu interpretato come l'avvio alla escalation, o se non altro come il prevalere dell'opinione dei militari su quella dei civili. Poi è venuta l'offensiva vietcong, e subito do·po la promozione-rii✓nozione del generale Westmoreland. çhe cosa rappresenti il sacrificio dell'itomo al quale, ancora p·ochissimo tempo fa, Johnson riconfermava la propria incondizionata fiducia, no11 è del tutto chiaro. Forse il generale ha pagato la pena per l'illusoria sensazione, da lui alimentata, che la guerra volgesse nel migliore dei mo·di per le. armi americane. Oppure la decisione di Johnson 11ei confronti di Westmoreland è in rapporto co·n il diffondersi di un certo stato d'animo· nell'elettorato democratico, manifestatosi con estrema evidenza nelle elezioni primarie del New Hampshire, e del quale il Presidente non può non tenere conto. Nel momento in cui scriviamo, è appena giunta la notizia della sospensione dei bombardamenti aerei sul Nord Vietnam e dalla rinuncia di Johnson alla candidatura presidenziale; anche queste decisioni sono probabilmente legate alla se11sazio·ne che gli Stati Uniti si trovino imprigionati in una specie di trappola, dalla quale devono uscire assolutamente, quale che ne sia il costo. Il momento risolutivo, nel Sud Est asiatico, sta con-iunque per essere raggiunto. Sempre per rimanere nel campo delle crisi internazionali, c'è poi la questione del Medio Oriente. Sono trascorsi dieci mesi dalla fine delle ostilità, ma la situazione non sembra presentare -vié d'uscita, quantomeno a breve scadenza. È probabile che i p·aesi arabi, malgrado i cospicui aiuti ricevuti dall'Unione Sovietica, non siano in grado· - almeno nél prossimo futuro - di aprire una nuova fase dell~ guerra. Ma non sembra cl1e la fase, per così dire, di « non giterra », preluda alla pace. Né meno gravi sono i problemi che si pongono all'interno di moltissimi paesi, grandi e piccoli. Gli Stati Uniti, per esempio, debbono confrontarsi con il problema -dei negri. I 'paesi sottosviluppati con il problema della fame. Per altri paesi, il problema numero uno è quello della libertà: come ha scritto Jean Marie Domenach su «Esprit», 3 Bi.bl-iotecag-inobianco
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