I Sicilia da risanare realizzare in tempo il « risanamento» dei vecchi mandamenti, per cui nel, 1962 furono approvate dal parlamento nazionale due leggi ( 18 e 28) che stanziano un certo numero di miliardi. Su quell'iniziativa legislativa si raggiunse, in quel tempo, uno schieramento unitario, giustificato dallo stato di estremo disagio in cui vivevano gli abitanti della zona interessata. In base al censimento del 1951, a cui si richiama la relazione della legge n. 18, i 487.377 palermitani dell'epoca abitavano in 96.414 abitazioni per complessivi 273.858 vani, con un indice di affollamento· medio di 1,76 per vano (la media nazionale. corrisp_ondente era di 1,28). Nello stesso periodo l'indice di affollamento all'interno dei vecchi mandame11ti era invece di 2,50, con punte massime di 6 o addirittura 12 abitanti per vano, un fenomeno ancora o-ggi riscontrabile nelle case del rio·ne Castello-San Pietro e che si è « trasferito » nelle tende dello stadio d'atletica. Il problema dei vecchi mandamenti sorse a Palermo durante 1 il periodo dell'occupazione spagnola, quando gli amministratori della città crearono la via Maqueda che, incrociandosi con qu-ello che oggi viene chiamato corso Vittorio Emanuele, divise la città in quattro grandi zone: Monte di Pietà, Palazzo Reale, Tribunali e Castellammare. Ai margini della nuova strada nacquero edifici di notevole valore architettonico, ma, dietro, la situazione rimase quella di sempre, con vicoli stretti e bui, case malsane, prive d··aria, umide, vere e proprie topaie in cui le persone si ammucchiano, vivendo in condizionri di promiscuità degradanti. i I quattro mandamenti si estendono su una superficie complessiva di circa 254 ettari, ma le abitazioni occup~no p,erò solo 91,37 ettari, essendo il resto destinato a chiese o monumenti. Se si considera che gli abitanti vengono valutati in 125 mila, ne consegue che si ha una densità urbana di circa 1400 persone per ettaro, con punte di 2063 (Tribunali) o addirittura di 2219 (Monte di Pietà). Tentativi per sanare una situazione così drammatica ce n'erano stati - prima delle leggi 18 e 28 - altri due. Nel 1894 fu approvata una legge speciale p,er il risanamento della città, acco:mpagnata però da un finanziamento insufficiente. Il « piano Giarrusso » che doveva attuarlo fece più male che bene, sia per gli scarsi mezzi a disposizione, sia per i criteri urbanistici seguiti. Anzi impedì, per quasi mezzo secolo, qualsiasi opera di bonifica edilizia da parte dei privati, strettamente vincolati dalle norme del «piano». Per registrare un altro in~ervento, bisogna arrivare al 1926, quando 1 il governo, con R.D. n. 886, autorizzò· il Comune a contrarre un prestito di 270 milioni con il consorzio di credito per le opere pubbliche, desti- , 37 B~bliotecaginobianco
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