Giuseppe Galasso nazionale co,munista, il fatto che « vi fu spesso, nelle sue decisioni, la prevalenza di un certo settarismo, che isolava i comunisti dalle grandi masse lavoratrici »; e veniva p-ure riconosciuto, méno genericamente, cl1e « anche nell'azione, breve e frammentaria, dell'Ufficio di informazione, vi fu una tendenza a certe chiusure settarie, co-me ha dimostrato la errata decisione che portò alla rottura col movimento comunista jugoslavo ». A questo ultimo riguardo, veniva implicitamente fatta una completa palinodia del precedente atteggiamento del PCI e venivano defi11iti « istruttivi i risultati (dello) studio della esperienza della costruzione socialista in Jugoslavia» 43 • La critica allo stalinismo veniva perciò spostata dal piano interno· sovietico - per il quale sarebbe più propriamente da dire che, come s'è visto, alla critica di sostanza si sfuggiva - al piano dei rapp-orti fra i vari membri ed elementi del movimento comunista internazionale. L'8° congresso divenne perciò la sede storica in cui questo problema fon.damentale diede luogo al primo sforzo autonomo di elaborazione, da parte del PCI, di una pro·pria specifica posizione in materia; dopo che, a partire almeno dal 1926 e dal 3° co·ngresso del partito,, la dottrina vigente, e neppure più discussa, tanto era diventata ormai scontata ed ovvia, consisteva nella prassi dell'obbedienza a Mosca. Si affermava ora, con energia, che « il movimento cqmunista deve avere, non solo nazionalmente, ma internazio-nalmente, una sua unità »; ma veniva anche precisato che « questa unità si può intenderla in due modi. Si può intenderla come risultato· di una costrizio-ne proveniente dall'esterno, di una trasposizione meccanica o imitazione servile di indirizzi altrui, e questo lo respingiamo. Ma può essere unità che si crei nella diversità e originalità delle sing,ole esperienze, si alimenti del reciproco spirito critico, si rafforzi nella auto,nomia dei singoli partiti. Di questa seconda unità abbiamo bisogno». Insomma, una dottrina dei « cento fiori ». La conclusione era che « non vi è né Stato guida, né partito guida. La guida so·no i nostri princìpi, gli interessi della classe operaia e del popolo· italiano, la difesa permanente della pace e dell'indipendenza della nazione, i doveri della solidarietà internazio·nale. Seguendo questa guida, noi batteremo una strada del tutto nostra, che· l'esempio e le esperienze dell'opera da titani che è stata compiuta e si compie nell'Unione .Sovietica continueranno ad illuminare » 44 • L'8° congresso del PCI fu anche il primo del dopo·guerra in cui vo-ci disc·ordi dalla linea suggerita da To.gliatti su determinati problemi si facessero sentire co-n chiarezza ed energia: basterà rico,rdare delegati 43 lvi, pp. 39-40. 44 Ivi, pp. 41-42 e p. 45. 26 Bibliotecaginobianco
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