Francesco Lazzari più accentuata e nuova frequenza alla Comunione domenicale, con il sostituirsi quindi di una convinzione sentita al posto della vuota t,radizione. La dilazione del battesimo, in effetti, segu~ e misura la sensibilità cristiana dei fedeli. Quando questa decade, si nota subito una minore preoccupazione p,er un imm·ediato, battesimo: al massimo, per tradizione, si co·ntinua nell'usanza prevalente nel luogo; poi, pian piano, sui motivi di ordine spirituale (togliere al bambino, ·al più presto p·ossibile, l'influsso malefico· della colpa d'oTigine) p•revalgo·no quelli di ordine materiale (salute del piccolo, festa da prep·arare, ecc.), che spingo1no a differire il battesimo. Così, nel 1964 anche le parrocchie migliori sp·ostano le di1'azioni verso i valori di 15-25 giorni e questa tendenza è chiara sia nelle parrocchie rurali che in quelle urbane (con una minore accentuazione, magari, nelle città piuttosto che nelle campagne). Tale situazione, commenta Burgalassi, si inquadra perfettamente in un contesto coerente di fenomeni, già riscontrati nel primo do·poguerra e riportati ·alla ribalta dal secon·do: matrimoni civili, separazioni matrimo 1 niali, bam.bini non battezzati, est,reme dilazioni nei battesimL Queste ultime denotano, nella loro sistematicità, una progressiva «scristianizzazione» che avanza in molti ambienti e non lascia immuni nemmeno i paesi più interni e di più viva tradizione relig'iosa (p. 116. Ma cf., sul termine così equivoco di « scristianizzazione», le prudenti riserve dell'A. alle pp. 192-195). Anohe la freq 1 uenza alla Comunione, sia nel periodo p·asquale che durante l'anno liturgico, r:ostituisce uno ,degli elementi fondamentali della vita religiosa e un termometruj 1sensibile -per valutare il clima religioso di ·un am-biente. Se in un passato ormai remo,to tutti i fedeli presenti alla Messa si accostavano alla Comunione, col ·passare del tem·po questa consuetudine è venuta meno e adesso si co1municano soltanto gli elementi migliori e più devoti. In particoIire, mentre le classi anziane restano spesso leg~te al tradizionale « comunicarsi a Pasqua », i giovani si comunicano più frequentemente e dimostrano così una migliore form.azione cristiana. C'è quindi un incremento notevole nel gruppo dei migliori fedeli, mentre la massa rimane stazio-na,ria. Anche in questo caso, pertanto, è lecito p·arlare (come nel caso della « scristianizzazione ») di una caduta delle tradizioni, ma questa volta in favore di una più forte carica di «convinzione» (che sembra sia fatta p,ropria da un numero, semp,re maggiore, di laici): la po-polazione o,sservante, insomma, tende ora verso un com.portamento religio 1so più completo e profon1do e tale tendenza si manifesta nella crescente frequenza alla -Comunione. Bisogna ricordare, infine, che l'aumento generale delle comunio-ni do,menicali e festive è più accentuato dopo la recente rifo,rma liturgica della Messa e questa relazione conferma la bo·ntà della innovazione intro,dotta (pp. 143 e 151~152). Nonostante i n-umerosi as1 petti negativi emergenti dalle sue analisi della religiosità italiana, B,urgalassi trae motivi per un moderato ottimismo dall'insieme delle sue annotazioni. Innanzi tutto, egli suggerisce che alcuni fatti particolari, co,me le disub·bidienze formali o latenti, i piccoli sçismi, gli atti anticonformisti (di protesta o di ribellione), la persistenza di comportamenti del tipo normalmente indifferente (ma con presenza ai grandi « fatti» della vita 122 Bibliotecaginobianço
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