Nord e Sud - anno XV - n. 100 - aprile 1968

Domenico De Masi - Marisa Càssola La soluzio:ne potrà forse -venire da quella che l\llumford chiama « eutopia », cioè dal « tentativo dì scoprire potenzialità che le istituzioni esistenti jgnorano o seppellisco-no sotto un'antica crosta :di costumi e co-nsuetudini », e potrà venire da un allargamento della base razio-nale della società, ossia da un pubblico che, per dirla con Mills, sia « informato e in grado di svolgere un ragio,namento ». A tal fine Mannucci mutua da Marcuse un fo_ndato ottimismo-: « Non si tratta di presupporre, come gli illuministi, la razionalità degli individui: si tratta, co:sa assai diversa, di volerla»; si tratta di colmare il divario tra la visione metafisica della democrazia e la sua pratica attuazione; si tratta di realizzare le condizioni per cui « ognuno, al posto del jeffersoniano pezzo di terra, possa partecipare co,n un cervello- funzionante e con 11ne' tica da persona civile e pacifica » alla costruzione e al presidio dello Stato democratico. DOMENICO DE MASI • La cerchia dei vicini In un fa1noso episodio del Sergente nella neve, il protagonista resta isolato dal suo reparto durante la campagna di Russia, e, spinto- dal freddo e dalla fame entra in un villaggio occupato dal nemico. Qui si svolge uria scena inaspettata, che annulla per qualche istante gli odi e la fo1lia della guerra: una donna sconosciuta porge all'italiano del cibo, mentre i soldati russi, pur essendo armati, lo guardano assorti e silenziosi, senza mostrare ostilità. « Una volta tanto» osserva lo scrittore « le circostanze avevano portato gli uomini a saper restare 11omini »; e aggiunge: « Se questo è successo una volta può succedere ancora ». Abbiamo spesso pensato a questo episodio leggendo Guerra in Val d'Orcia di Iris Origo (Vallecchi, 1968) un libro che giunge fra noi a vent'anni di distanza dalla sua pubblicazione in Inghilterra, ma che avrebbe meritato una più imnìediata diffusione nel nostro paese, e non solo perché si svolge appunto in Italia, nel periodo della Resistenza. Questo diario di guerra, infatti, è l'espressione -di un civilissimo modo di intendere i rapporti umani, che ha trovato il suo banco di prova proprio, negli anni più arroventati della 11ostra storia recente; usando l'espressione di Rigoni Stern, potremmo dire che in queste pagine, malgrado gli odi scatenati dal conflitto, non è mai di4 menticato, che ,cosa significhi essere uomini, la responsabilità individuale e collettiva che il destino umano comporta. L'autrice, anglosassone di nascita, ma vissuta in Italia fin dall'infanzia, ha· trascorso il periodo bellico alla Foce, una fattoria posta in una remota zona dell'Italia Centrale, fra il Monte Amiata e il Lago Trasimeno. Qui, nel timore di non sopravvivere al conflitto, ha tracciato giorno- per giorno- un resoconto degli avvenimenti, dedicandolo alle sue bambine, perché co-nservassero un documento veritiero di quel periodo tragico e confuso. Il racconto, I 116 Bibliotecaginobi•anco 1

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