lvlassilno Galluppi che coincide con il progresso economico delle comunità che ne sono interessate. Comunque, dal punto di vista romeno,_ il progetto presentava almeno due inconvenienti. Il primo inconveniente consisteva nel fatto che il piano generale, applicando il principio della divisione internazionale del lavoro e cristal~ lizzando all'interno del Comecon le divisioni esistenti fra regioni a prevalente struttura industriale (Germania Orientale, Cecoslovacchia, Polonia e Unione Sovietica) e regioni a prevalente struttura agricola (Ungheria, Bulgaria e Romania), non teneva conto delle notevoli possibilità di espansione dell'economia romena: la quale proprio in quegli anni sta·va rovesciando a proprio favore i tradizionali rapporti di equilibrio che la legavano agli altri paesi del blocco orientale. Insomma, quello che poteva andare bene per l'Ungheria e per la Bulgaria, che non avevano molte probabilità di promuovere una industrializzazione su vasta scala, non andava certamente bene per la Romania che, avendo grandi quantità di risorse disponibili, poteva ragionevolmente puntare a questo obbiettivo. Il secondo inconveniente - di cui, in fondo, avrebbero potuto lamentarsi tutti i paesi del Comecon, meno l'URSS - consisteva, invece, nel fatto che, non essendovi alcuna garanzia che gli organi sovranazionali di pianificazione sarebbero stati dotati di una struttura e di un funzionamento « democratici », vi era il pericolo che l'Unione Sovietica approfittasse della sua tradizionale posizione di forza all'interno del blocco per condizionare, con una pianificazione autoritaria, lo sviluppo economico dei suoi alleati. Il discorso sul « comunismo nazionale » romeno è per forza di cose un discorso privo di conclusione. Il fatto politico che con questa espressione si vuole comunemente definire è troppo complesso e contraddittorio perché un giudizio di merito possa essere anche soltanto abbozzato. Procedendo con una notevole dose di semplificazione, si può dire, tuttavia, che esso presenta un aspetto positivo e alcuni aspetti negativi. L'aspetto positivo consiste nel fatto che le manifestazioni palesi di questo nazionalismo costituiscono la prova concreta ed evidente che i rapporti intercomunisti nell'Europa orientale non sono più caratterizzati dalla totale soggezione delle « democrazie popolari » nei confronti dell'URSS. Si potrebbe discutere all'infinito sulle dimensioni effettive di que~to fenomeno (al quale, per esempio, sembra essere parzialmente estranea la Germania Orientale); non vi sono dubbi, però, sul fatto che, al di là di quella che un tempo era la « cortina di ferro », il processo di desatellizzazione è sotto molti aspetti definitivamente avviato. Non si deve tuttavia esagerare, sotto questo profilo, l'importanza . - 88 BibliotecaGino Bianco
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