, Venti anni di repubblica A ben considerare le cose, sono, infatti, probabilmente proprio i due regimi nati sulle rovine del nazismo in Germania e del fascismo in Italia a dare oggi in Europa le maggiori garanzie, sia di stabilità che di fondamento popolare. Dove sono, oggi, gli italiani che ritengono insopportabile l'attuale condizione politica del paese e ne desiderino una immediata trasformazione, fosse pure violenta, in un senso o nell'altro? Se vi sono, bisogna dire che sono tanto pochi da non costituire, in nessun modo, un vero e proprio problema politico. I monarchici che si confessano tali per principio, i monarchici di partito vanno progressivamente diminuendo di numero. Le simpatie per l'istituto monarchico, che certamente si potrebbero rilevare in una parte dell'opinione pubblica nazionale, appartengono alla categoria dei sentimenti prepolitici o metapolitici, derivano da atteggiamenti affettivi o da un bisogno di evasione nel mito. Quanto ai neofascisti, diffi.cihnente potrà essere negato che essi rappresentano, oggi come oggi, più un argomento di scandalo che un elemento di pericolo. Resta l'estrema sinistra. Ma, se si fa astrazione dal verboso e vacuo massimalismo del PSIUP e dai piccoli nuclei di comunisti filocinesi di cui si è avuta finora notizia, si dovrà convenire che neppure il PCI è oggi un partito sovversivo nel senso proprio del termine. Certo, il demagogismo agitatorio ha sempre una gran parte nell'azione politica del PCI e i modelli di società e di organizzazione statale a cui il partito guarda continuano ad essere, anche se lo si dice sempre meno, quelli poveri, austeri e totalitari dell'Europa Orientale. Ma il PCI è prigioniero del suo passato. È prigioniero, cioè, dell'esperienza antifascista italiana; è prigioniero della grande ventata di rinno- - vamento popolare e den1ocratico che si espresse nella Resistenza; è prigioniero della sua partecipazione all'impianto delle basi costituzionali della Repubblica; è prigioniero di venti anni di propaganda, talvolta fin troppo rumorosa, a favore di un pieno adempimento del regime democratico previsto dalla Costituzione repubblicana. A lungo andare la « doppiezza » del partito si rivolge contro di esso, e col passare del tempo si va c0stantemente riducendo il nu1nero dei militanti comunisti per i quali la « rivoluzione », sempre proposta co1ne vero ed ultin10 fine dell'azione del partito, valga realmente la pena di un sacrificio della legalità democratica vigente nel paese. La sicurezza di cui per tutto ciò godono le istituzioni repubblicane oggi in Italia è, ovviamente, un dato politico; ha, cioè, la relatività che è propria di tutti i dati politici: eventi gravi o sviluppi imprevedibili della situazione potrebbero drasticamente· ridurne o addirittura annullarne la validità. Ma - come è facile intendere - dei dati politici non si può giudicare che nella prospettiva in cui li si assume, e la prospettiva 7 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==