I La ribellione romena centuata la tendenza ad utilizzare l'avanzatissima tecnologia di quest'ultimo, a vantaggio dello sviluppo economico nazionale: si moltiplicarono i contatti con gli Stati Uniti e con i principali paesi dell'Europa occidentale, così che i rapporti commerciali fuori della zona di influenza del Comecon assunsero una dimensione assolutamente imprevedibile soltanto qualche anno o qualche ,mese prima. Questo secondo orientamento ebbe la sua più clamorosa manifestazione nell'ormai famoso accordo con gli Stati Uniti del 1° giugno 1964. Accordo che per la sua importanza (gli Stati Uniti si impegnavano a f omire· al Governo romeno alcuni reattori atornici per impieghi pacifici con relativi combustibili e, su un piano più generale, a semplificare nei confronti della Romania le complesse procedure sulle licenze di espor-· tazione, necessarie alle società americane per gli scambi commerciali con i paesi comunisti) e per la risonanza che ebbe in campo internazionale, costituì un duro colpo per il prestigio dell'Unione Sovietica, contribuendo in modo decisivo a rendere di dominio pubblico l'esistenza di seri contrasti all'interno del blocco orientale. Sempre nel 1964, e precisamente durante la seduta del Comitato Centrale del 22 aprile, si ebbe da parte romena il rifiuto definitivo dell'integrazione nel Comecon e la più chiara ed esplicita dichiarazione di autonomia nei confronti di Mosca che fos1 se stata pronunciata da un paese comunista europeo (l'esempio albanese non è rilevante) dopo la ribellione jugoslava del 1948. Per la prima volta daH'epoca della scomunica di Tito e dei suoi compagni, i capi del Cremlino si trovarono alle prese con un partito comunista europeo che sembrava disposto a rischiare la rottura con Mosca piuttosto che accettare certe impostazioni di politica generale, ritenute contrarie agli interes,si nazionali. Aveva così la sua consacrazione ufficiale quello che è stato poi definito il « comunismo nazionale » dei romeni. I comunisti di ogni tendenza - « revisionisti o dogmatici », secondo la formula di François Fejto - hanno sempre rifiutato di essere quali~ ficati nazionalisti; ed è probabile che neppure i romeni sarebbero disposti ad accettare un'etichetta del genere. Il pensiero comunista, da Marx a Lenin, a Stalin ed ai suoi successori, anche quando si è occupato della questione nazionale ha escluso che essa potesse interessare una società socialista. In realtà nelle democrazie popolari il nazionalismo è un elemento tutt'altro che trascurabile. Il comunismo non è stato il frutto di una evoluzione storica vera e propria; è stato ·arbitrariamente imposto dal- · l'esterno, grazie ad una congiuntura internazionale che non ha consentito alle forze anticomuniste di organizzarsi e di reagire efficacemente, 83 BibliotecaGino Bianco
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