Maria Ciranna Venturini L'Ente o l'Ufficio Speciale non risolve naturalmente il problema: consente a chi vi opera maggior libertà di. movimento, favorisce in genere l'acquisizione di personale più qualificato, ma mantiene estranea ai compiti nuovi, quasi ostile, la vecchia struttura che reagisce ad esso il più delle volte negativamente, operando da forza frenante. Certo una riforma radicale dell'organizzazione dello Stato (alternativa, ancora una volta, alla scelta di « minor resistenza ») richiede volontà politica e forza di governo non indifferenti e anche l'acquisizione di una consapevolezza della prevalenza degli interessi generali su quelli particolari da parte dei singoli e delle categorie; e certo gli elementi che ci mancano al raggiungimento di questo plafond culturale e politico sono tanti. Ma la forza e la volontà di intervenire seriamente deve nascere dall'insegnamento di questi ultimi anni, in cui è così evidente che tutta la nazione, al momento di compiere un salto qualitativo nella generale impostazione dei propri problemi, si trova a scontare le scelte non fatte negli anni precedenti; ed il prezzo che si paga è molto alto, poiché non riguarda soltanto le « cose », i fatti, le realizzazioni, ma lo stesso tessuto civile e morale del paese. È in questa prospettiva che bisogna porsi la domanda che ci sta a cuore: che accadrà se, come vi è da sperare, lo Stato riconoscerà propria la funzione assistenziale e sociale, in un più ampio quadro di riferimento che viene già individuato, nello stesso progetto di programma quinquennale in termini di sicurezza sociale? Non ci nascondiamo la preoccupazione che se ciò avverrà prima che una reale ed effettiva riforma burocratica sia messa in atto, l'attuale struttura statale, costretta ad assumersi compiti per i quali non è preparata, ricorra a quelle classiche vie di mezzo che in materia di assistenza e di servizio sociale (ma, riteniamo, in ogni altro campo) costituirebbero la più evasiva e deleteria delle soluzioni. Per il servizio sociale ciò avrebbe un significato anche più negativo, ove si pensi che si tratta di una proJ fessione giovane, non ancora riconosciuta ma largamente utilizzata sul piano nazionale, un « mestiere » difficile da definire, ma « facile » da contraffare. Non vorremmo perciò che l'assunzione di questi compiti da parte dello Stato si risolvesse nell'affrettato « aggiornamento » di nuclei di personale non bene qualificato allo svolgimento di compiti estremamente delicati e bisognosi di tecniche particolari, e nella creazione di qua~che nuovo « posto direttivo » per burocrati alla ricerca di collocazione 6 • 6 Qualcosa del genere si sta verificando nel Ministero della Pubblica Istruzione, a proposito del servizio statale scolastico, dove si tende ad « addestrare» insegnanti di ruolo, anziché utilizzare personale tecnico fatto di assistenti sociali. 76 BibliotecaGino Bianco
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