Nord e Sud - anno XIII - n. 80 - agosto 1966

Maria Ciranna Venturini per una astratta polemica che ignori quanti problemi istituzionali legislativi e di costume attendono ancora una risposta nel nostro paese, e quale cattiva prova abbiano concretamente gìà offerto, in Italia, molte forme semiclandestine di finanziamento pubblico ad organismi privati, generalmente trasformatisi in strumenti di parte. Fin qui, le perplessità e le preoccupazioni che sono all'origine di questo scritto e che nascono appunto dai fatti maturati in questi ultimi mesi, si può dire fra la seconda parte del 1965 e la prima parte del 1966, e che ripropongono ancora una volta, anche se in forme diverse e più moderne, un ennesimo tentativo dell'integralismo cattolico di accrescere il suo già considerevole spazio nell'ambito del mondo sociale e assistenziale italiano. È inutile sottolineare il grave danno civile che verrebbe, da un accentuarsi di questo fenomeno, ad un paese in cui l'ancora grave e diffuso stato di bisogno di molte famiglie e di molti cittadini, accompagnato ad una ulteriore clericalizzazione del rapporto assistenziale, tenderebbe a dilazionare ancora nel tempo quel processo di « educazione liberale » in senso metapolitico di cui la nostra « cultura » ha grande bisogno per il consolidamento delle istituzioni civili e democratiche. Sarebbe però eccessivo abbandonarsi a pur giustificati allarmismi senza cercar di vedere, se e che cosa è cambiato in questi ultimi anni, e quali prospettive si aprono in rapporto alla soluzione di questi problemi. È cambiata l'atmosfera in cui si vive e si dibattono le idee: la lunga crisi del centrismo, il ridimensionamento del partito cattolico, il pur criticatissimo centro-sinistra rendono molto improbabile il rinnovarsi di quel pesante conformismo al « potere » che ha logorato le risorse civili di almeno una generazione fra quelle « giovani » che si affacciavano alla ribalta della vita sociale del paese, e non solo per svolgervi un ruolo « politico », ma anche per dare un contributo « tecnico » alla soluzione degli enormi problemi lasciatici dal dopoguerra. Problemi che non erano soltanto connessi alla ricostruzione delle città e alla riattivazione dell'economia nazionale ma riguardavano la revisione di tutti i rapporti civili, sociali, istituzionali, legislativi, e la stessa formazione di una coscienza nazionale, appena iniziate, si può dire, dopo il faticoso tra-· guardo dell'unità, e così presto interrotte dalle due guerre mondiali e dalla parentesi fascista. Ma accanto a questa, che non mi sembra improprio chiamare « svolta» politica, le stesse obiettive condizioni economiche del paese_. le trasformazioni già avvenute, lo sviluppo di una società più complessa e articolata, rendono difficile l'affermazione di ogni forma di integralismo, costringono partiti, gruppi di pressione, forze sindacali, imprenditori privati e istituti pubblici a tener conto di sempre più pressanti 74 BibliotecaGino Bianco

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