I Giornale a più voci Senonché, proprio qui è uno degli aspetti più equivoci della situazione, uno degli aspetti che contribuiscono a portarla al livello farsesco di cui si diceva. I commissari dei concorsi a cattedre nelle scuole secondarie sono, infatti, com'è ben noto, per la massima parte, docenti universitari; e, quando essi giustamente lamentano nelle loro relazioni che un gran numero di laureati indegni della laurea sembra essere uscito dalle nostre università, non vengono in effetti a lamentarsi di altro che di una situazjone di cui sono in gran parte corresponsabili, e, aggiungiamo, gravemente corresponsabili. Chiunque abbia esperienza delle nostre facoltà di lettere e di magistero deve sapere quanto esigui - tranne la lodevole eccezione di una minoranza di professori cattivi - siano i programmi che i nostri docenti prescrivono per gli esami, e specialmente per gli esami di materie complementari; deve sapere come anche programmi così esigui siano ritenuti dagli studenti troppo vasti e, quando non vasti, difficili; deve sapere come non abbiano assolutamente alcun valore le firme di frequenza rilasciate a tutti gli studenti alla fine dei corsi, perché la frequenza difficiln1ente supera il 15% del numero di coloro che ne hanno l'obbligo e che si presentano poi a fare gli esami; deve sapere come il mancato rispetto de1l'obbligo della frequenza solo in casi estremamente rari viene compensato da un allargamento volontario dello studio dei testi prescritti per gli esan1i; deve soprattutto sapere come j criteri di valutazione degli esaminatori sono - tranne la solita lodevole minoranza dei professori cattivi - estremamente larghi, talché, se si facesse un confronto statistico tra la media delle votazioni riportate nei loro esami dagli studenti di lettere e di magistero e degli studenti di altre facoltà (soprattutto ingegneria, scienze, medicina, chimica), se ne dovrebbe concludere soltanto che gli studenti di lettere e di magistero sono veramente la più eletta aristocrazia dell'intelligenza giovanile italiana. E non parliamo poi delle tesi di laurea. Quel titolo di dottore che nelle università estere è così parcamente elargito, e che anche nelle nostre facoltà scientifiche viene dato dopo la presentazione di tesi modeste, ma a loro modo concrete e dignitose, nelle nostre facoltà di lettere e di magistero viene invece conseguito con tesi che, nella grande maggioranza dei casi, sono o un'allegra chiacchierata o una abborracciata scopiazzatura. E si badi bene che non vogliamo dire con questo che tutto va male, per quanto riguarda il profitto degli studenti, nelle nostre facoltà di lettere e di magistero e tutto va bene nelle altre facoltà. Non lo vogliamo dire non fosse altro che per rispetto ai numerosi buoni studenti di quelle due facoltà· e per la triste necessità di accomunare ad esse, nel male, almeno le facoltà di giurisprudenza e scienze politiche. Vogliamo dire soltanto che, per quanto riguarda il profitto degli studenti,. nelle facoltà di lettere e di magistero si tocca in Italia il livello probabilmente di gran lunga più basso. Non c'è nessun ingegnere laureato nelle nostre uruversità che non sappia fare le quattro _operazioni elementari, mentre ci sono troppi dottori in lettere che ignorano norme elementari della grammatica italiana. Ce n'è, purtroppo, una prova già pronta nei cambiamenti di facoltà. Numerosissimi sono quelli dalle facoltà scientifiche, e perfino da 63 BibliotecaGino Bianco
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