Nord e Sud - anno XIII - n. 80 - agosto 1966

, Giornale a più voci sviluppo di questi due elementi neocapitalistici: l'industria alimentare su larga scala ed il supermercato. In questa industrializzazione alimentare che sta « esplodendo», ie possibilità di penetrazione da parte degli agricoltori meridionali, riuniti in aziende agricole cooperative, di grandi e medie dimensioni, sono grandi e vanno incoraggiate. Si tratta, in primo luogo, di diversificarle per zone e per produzioni. Per il Mezzogiorno, accanto all' « industria del freddo» per la frutta e la verdura e delle conserve, vi è la più semplice industria dell'essiccazione e dell'impacchettamento. Inoltre, è ipotizzabile l'espansione di una industria della lavorazione delle carni e dei latticini. Ma, soprattutto, bisogna tener conto che in una società di tipo neocapitalista vi è posto per una gamma ampiamente diversificata di consumi alimentari, per cui, sia per le industrie alimentari extra agricole, sia per quelle di iniziativa delle cooperative agricole, si tratta di superare lo stadio puramente artigianale, di comprimere certi costi, di garantire certi standard qualitativi e le più avanzate tecniche di produzione, di confezione e presentazione. Ciò non vuol dire necessariamente che le aziende di trasformazione debbano assumere dimensioni « americane». L'organicità dell'impresa si riscontra nel fatto che essa, articolata nei vari stabilimenti specializzati e riforniti da un determinato territorio agricolo, circostante, opera con un meccanismo di distribuzione unitario per determinati tipi di prodotto, ai quali sia assicurata una certa costanza di qualità. In questo processo di specializzazione a livello delle aziende e delle varie zone, la politica di piano nel Mezzogiorno ha da svolgere un ruolo che è veramente determinante. Le autorità di pianificazione agricola e gli Enti di Sviluppo, in ogni comprensorio, dovrebbero poter essere in grado di consigliare le specializzazioni e le tecniche appropriate per raggiungere e mantenere i tipi di prodotto sui quali conviene puntare le preferenze. In genere, però, il singolo agricoltore, da solo, non può essere in grado di realizzare tutto questo: sia perché spesso dovrebbe acquisire un bagaglio di conoscenze che oggi sarebbe troppo ambizioso pretendere che egli possa acquistare, sia perché la specializzazione per essere valida deve essere riferita ad un'ampia zona, con eguali caratteristiche, onde la necessità di sapere che la sua scelta corrisponde a quella che anche gli altri adottano. Deve essere chiaro, tuttavia, che tale spinta all'industrializzazione delle campagne è solo in parte «endogena». Sostanzialmente le forze neo-capitalistiche, cui stiamo riferendoci, non solo non provengono dal mondo agricolo, ma addirittura non sono italiane, ma europee o nord-americane: pensiamo alle grandi imprese come la Findus, la Nestlé, la Unilever, la Libbys ecc. che operano grandi investimenti nell'industria di trasformazione dei pro-. dotti agricoli. · È una condizione che va considerata con attenzione soprattutto nel Mezzogiorno, poiché « nel venire a contatto dei due mondi, quello nuovissimo del neocapitalismo e quello chiuso e vecchio délle campagne, vi è il pericolo che la forza d'urto del primo porti a disgregare strutture valide del secondo, conduca a nuove forme di arretratezza, di tipo, potremmo dire, « neocolo59 BibliotecaGino Bianco

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