Italo Talia Il neocapitalismo nelle campagne Le prospettive di rinnovamento dell'agricoltura italiana - notava, lo scorso anno, Francesco Forte ( « Il nuovo osservatore» - gennaio 1965) - « si ricollegano strettamente allo sviluppo dell'industria alimentare su larga scala ed allo sviluppo di una rete di distribuzione moderna, basata ampiamente sui supermercati: questi due ele1nenti costituiscono, appunto, i fattori 'neocapitalistici' che possono dare la spinta alla desiderata trasformazione della nostra economia agricola ». Se da un lato, infatti, il carattere essenziale del moderno sviluppo agricolo è rappresentato dalla possibilità e dalla necessità di rifornire grandi masse urbane, dall'altro il veicolo per tale azione non può essere che l'industria di trasformazione dei prodotti alimentari; ed il punto terminale deve essere rappresentato dal supermercato cittadino e dalla disponibilità di grandi empori, soprattutto nei quartieri di nuova urbanizzazione, dove costituirebbero un fattore di attrazione, nella misura in cui, rafforzando l'attrezzatura terziaria di tali quartieri (solitamente insufficiente), renderebbero più agevole l'insediamento in essi. In questo senso, l'instaurarsi d'un rapporto tra industrie alimentari (nella fascia di confine delle aree metropolitane) e supermarkets di periferia, si porrebbe come un elemento di valorizzazione delle aree suburbane. Ove tale legame si instaurasse, le nuove. realtà metropolitane che si vanno formando nel paese e lo sviluppo di una moderna ed efficiente organizzazione dell'industria alimentare potrebbero costituire i presupposti fondamentali da cui partire per superare il dualismo tra città e campagna, per risvegliare quest'ultin1a e farla muovere in sincronia o, almeno, con un ritardo non troppo marcato, rispetto al progresso industriale e cittadino. Il fatto è che, oggi, la « società opulenta» e neocapitalistica fornisce al consumatore quasi tutti i prodotti alimentari attraverso lavorazioni industriali: sicché, come notava Francesco Forte, « la trasformazione, da un sistema in cui il valore aggiunto industriale dell'agricoltura era modesto, ad uno in cui il valore aggiunto industriale dell'agricoltura è notevole, costituisce un aspetto caratteristico di questo nuovo tipo di società». E così, « esagerando», si potrebbe dire « che in una economia non avanzata l'industria alimentare è una ' attività connessa'- all'agricoltura, mentre in una economia neocapitalistica l'agricoltura diventa piuttosto una ' attività connessa' all'industria alimentare ». È evidente, comunque, che in tale quadro nuove prospettive si aprono all'agricoltura meridionale, quasi esclusivamente in funzione di una sua industrializzazione. Il primo punto, perciò, che occorre considerare, in una realistica strategia dello sviluppo agricolo, consiste nel rimuovere le strozzature tuttora presenti nelle campagne, caratterizzate per secoli, salvo eccezioni, da sperequazioni sociali, da analfabetismo, da eccesso di braccia, da vincoli ed oppressioni feudali, e nel promuovere le tendenze capaci di con!lurre ad un ampio 58 BibliotecaGino Bianco
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