G::ornale a più voci diecimila le persone costrette a lasciare le loro case perché esse minacciavano di crollare. In una inchiesta su questa rivista (La città di cartone, « Nord e Sud», n. 14, feb. 1961) fu documentato come, in quel tempo, oltre il quaranta per cento del patrimonio edilizio cittadino fosse in condizioni di insicurezza per varie cause: per vetustà e cattiva manutenzione, per i postumi dei bombardamenti bellici, ma anche, in buona parte, per le condizioni del sottosuolo, in più punti della città infido, condizioni aggravate dalle insufficienze della rete fognante e dalla eccessiva edificazione, specie nelle zone collinari. Infatti, proprio le col1ine del Vomero e di Posillipo hanno, nello scorso quindicennio, attirato in maggior misura l'attenzione della speculazione edilizia napoletana; e non a caso il maggior numero di sprofondamenti di strade e crolli di fabbricati e di muri di sostegno si è verificato, negli ultimi anni, proprio sulle pendici dei colli, sottoposti ad uno sfruttan1ento edilizio irrazionale. Sfruttamento perturbatore, oltre che del paesaggio (i danni arrecati in questo campo a Posillipo sono stati efficacemente documentati di recente da una mostra promossa da « Italia Nostra») anche della stabilità del suolo, specie perché nelle zone prescelte per l'edificazione di deturpanti muraglie di cemento, non ci si è preoccupati di garantire un adeguato sn1altimento delle acque, onde il verificarsi dei sinistri (non di rado n1ortali, a differenza di quanto è accaduto ad Agrigento) soprattutto in occasione di forti piogge. Così pure, conseguenze perturbatrici hanno provocato le innumerevoli iniziative di edilizia di sostituzione attuate nei quartieri più vecchi della città; quei quartieri dove, notoriamente, più precarie sono le condizioni del sottosuolo (per ]a presenza di cavità) e dell'edilizia preesistente (fatiscente e priva di adeguata manutenzione). Questi casi di « patologia edilizia,» nella n1isura in cui risultano connessi a speculazioni e carenze in materia di pianificazione urbanistica, sollecitano pertanto, impellentemente, non so]o un maggiore e più responsabile impegno delle amministrazioni locali nell'ambito della loro ordinaria attività di controllo, ma la predisposizione di strumenti generali d'intervento sul territorio, ben più efficaci di quelli oggi disponibili. E insieme alla frana di Agrigento e ai crolli di Napoli, sollecitano tali strun1enti la crescita, non meno patologica, di quasi tutti i centri urbani - ]e cui popolazioni scontano con la congestione e la levitazione costante dei costi degli alloggi la tolleranza mostrata nei confronti di amministrazioni locali incapaci di attuare valide politiche edilizie - e le distruzioni, compiute in ogni parte della penisola, di bellezze naturali e monumentali. Il dramma di Agrigento ha provocato sofferenze a migliaia di persone, causato danni economici rilevanti, turbato l'animo di molti cittadini per glÌ aspetti scandalistici emersi sul suo sfondo. Questo dolore, questi danni, questo turbamento non risulteranno vani, se riusciranno a sollecitare, in sede politica, la ripresa del dibattito sulla riforma· della legislazione urbanistica, impegnando la coalizione di governo a disporne al più presto l'attesa riforma. ERNESTO MAZZETTI 57 BibliotecaGino Bianco
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