Ernesto Mazzetti mente al varo di una legislazione adeguata ai tempi e ai problemi con i quali il nostro territorio si trova a fare i conti - quella riforma urbanistica che tuttora dorme nei cassetti del Ministero dei :lavori ·pubblici -; i timori, cioè, di cui si fa eco il « Corriere della Sera» allorché paventa speculazioni sul caso di Agrigento, sono più che fondati. Ma questo è un « caso» tagliato a misura per essere strumentalizzato dalle opposizioni; e queste ultime difetterebbero certo di abilità politica se non sottolineassero, delle vicende agrigentine, tutti gli aspetti - e ve ne sono molti, come ha rivelato nei giorni scorsi la stampa e come, probabilmente, rivelerà l'inchiesta opportunamente predisposta dal ministro Ivlancini per accertare le cause del caos urbanistico-edilizio in cui è venuta crescendo la città negli ultimi anni - che meglio si prestano a sottolineare inefficienza e corruzione degli amministratori locali. Assai debole è, dunque, l'ipotesi avanzata dal « Corriere » circa la non pertinenza delle eventuali « strumentalizzazioni » al dibattito parlamentare sulla ratifica dei provvedimenti straordinari a favore di Agrigento. E più che dolersi di tali « strumentalizzazioni», del tutto inevitabili dato il rapporto esistente tra il sinistro e le speculazioni edilizie, sarebbe il caso di dolersi del fatto che degli amministratori locali espressi dalla Democrazia cristiana, e forse anche degli amministratori regionali, abbiano offerto, col loro c01nportan1ento, questo strumento polemico alle opposizioni. Bisogna peraltro augurarsi che, lungi dal cercare di evitare il confronto sui rapporti tra la frana di Agrigento e il disordine urbanistico che ha regnato in quella città, i gruppi di centrosinistra, al mon1ento del dibattito parlamentare, sappiano coraggiosamente riproporre, al di là dell'episodio siciliano - pur grave e drammatico, per le sue vaste dimensioni - il loro impegno e la loro volontà di attuare quelle riforme in virtù delle quali non dovrebbe essere più possibile, nel nostro paese, che gruppi di speculatori, più o meno legati alle amministrazioni locali, mettano le mariì sulle città o su qualsiasi ambito territoriale, al di fuori d'ogni regola, d'ogni piano, d'ogni remora urbanistica. La frana di Agrigento è, probabilmente, la conseguenza-limite di una politica di irrazionale sfruttamento del suolo urbano. Ma ci sembra il caso _. e vorremmo che nel dibattito parlanientare qualcuno lo rilevasse - di sottolineare che, se nella città siciliana la speculazione edilizia combinata alla natura instabile del sottosuolo ha repentinan1ente portato al crollo di centinaia di alloggi e al conseguente sgombero dei loro abitanti, in altre città tale «combinazione» di forze ha provocato, meno spettacolarmente perché meno repentinamente, effetti non dissimili e forse anche più vasti. Ci riferiamo, in particolare, al caso di Napoli, città che in fatto di disciplina urbanistica mostra preoccupanti analogie con Agrigento: nessun piano regolatore (è in vigore quello del 1939, del tutto sorpassato), una tradizione di speculazioni edilizie esaltata soprattutto sotto le amministrazioni laurine ma non interrotta neppure dopo il declino di Lauro, debolezze e ritardi ancor oggi perduranti in materia di pianificazione del territorio comunale. A Napoli, dalla fine della guerra ad oggi, certamente sono state più di 56 BibliotecaGino Bianco
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