Nord e Sud - anno XIII - n. 80 - agosto 1966

GIORNALE A PIU' VOCI Agrigento e dintorni Varati per decreto legge dal Consiglio dei Ministri alla fine di luglio, i provvedimenti straordinari in favore di Agrigento e dei suoi diecimila abitanti, privati della casa dalla frana che ha travolto interi rioni, dovranno essere discussi e ratificati dal Parlamento entro sessanta giorni. Il dibattito si avrà dunque dopo le vacanze, onde la speranza che esso si svolga tra l'attenzione dell'opinione pubblica, non più distratta dalla grande migrazione estiva e dai campionati mondiali di calcio. Il « caso » di Agrigento è, infatti, un caso di rilevanza nazionale. Non solo perché - per le dimensioni assunte dal sinistro e per il numero delle persone che sono state colpite nei loro beni indispensabili - esso ha avuto il carattere di una calamità nazionale, sì che con l'abituale sensibilità il Presidente Saragat ha ritenuto opportuno recarsi a visitare la città; ma anche perché, tra le cause non certo più indirette della frana che ha distrutto, secondo le prime valutazioni riportate dalla stampa quotidiana, circa un quinto del patrimonio edilizio agrigentino, vanno annoverati i lunghi anni di malgoverno urbanistico della città, di speculazione edilizia, di dolosa· mancanza di vigilanza degli organi comunali e regionali. Queste carenze dei poteri locali - che si sono tradotte ad Agrigento in una fioritura di «grattacieli», che in un primo tempo sembrava dovessero solo deturpare il paesaggio (impedendo, tra l'altro, alla città la visione della valle dei templi), ma che poi, come ha drammaticamente rivelato la frana, erano destinati a produrre effetti ancor più perniciosi - sono, come non sfugge a chi segua anche marginalmente le vicende amministrative e urbanistiche di altre città italiane, le stesse carenze che un po' dappertutto in Italia si riscontrano nel funzionamento degli organi comunali in materia di pianificazione urbana e controlli sull'attività edilizia. Ad Agrigento, come hanno clamorosamente rivelato quotidiani e settimanali all'indomani della frana, alcuni gruppi ristretti di costruttori, con la non ignara protezione di esponenti delle passate amministrazioni comunali, erano riusciti a mettere le « mani sulla città». Ed ora, come ha scritto. efficacemente Michele Tito su « La Stampa», « oltre alle sofferenze di diecimila persone che si trovano improvvisamente senza casa, la co1nun·:tà nazionale paga con venti e più miliardi (a tanto, pressappoco, ammonta l'onere dei provvedimenti straordinari decretati dal Governo) una pratica di abus:: e di ·disordine nell'edilizia che ha dominato Agrigento per più di un decennio ». Ma analoghi gruppi hanno operato ed operano, in modo anche più massiccio e spregiudicato, con capitali anche maggiori e con protezioni ancor più potenti di quelle di cui fruivano gli speculatori agrigentini, in città ben più importanti di Agrigento, arrecando danni urbanistici e :paesistici assai più 54 BibliotecaGino Bianco

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