I Le keynésien malgré lui collettività si attende di essere con1pensata per i due anni di stasi; e questo compenso non può venire se non sotto forma di una ripresa vigorosa delle riforme strutturali dalla scuola alla sanità, all'agricoltura, allo sviluppo del Mezzogiorno, e sotto forma di una messa a punto di una politica della congiuntura che faccia salva l'economia italiana dal pericolo di crisi ricorrenti e renda libero il lavoratore italiano dal timore della disoccupazione, così come politiche simili hanno reso liberi da questi timori i lavoratori di altri paesi. Se il settore pubblico non saprà rinnovarsi e assumere finalmente anche nel nostro paese le funzioni che ad esso competono, il prossimo decennio vedrà riprodursi immutate le storture degli anni del miracolo; l'incapacità di coordinare l'azione pubblica renderà sempre più difficile reperire e utilizzare fondi per le riforme strutturali, i nobili obiettivi del piano quinquennale resteranno sulla carta, lo sviluppo industriale continuerà ad essere imperniato sui consumi di massa e sulle esportazioni verso i mercati dell'Europa centrale, e resterà per ciò stesso difficile da trapiantare nel Mezzogiorno. Ma questo vorrà anche dire che il paese rischierà di rallentare il proprio ritmo di sviluppo prima di avere raggiunto la piena occupazione in tutto il territorio nazionale, che continuerà a soffrire simultaneamente di scarsità di manodopera e di disoccupazione strutturale, di congestione e di sottosviluppo, di eccessiva centralizzazione dei poteri nelle regioni industrializzate, e di insufficiente intervento delle autorità centrali nelle regioni arretrate. Vorrà dire che avremo rinunciato ancora una volta a dare alla nostra economia una struttura degna di un paese civile. AUGUSTO GRAZIANI 47 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==