Augusto Graziani un anno fa, che tensioni simili non potevano essere considerate come eccezionali e temporanee; che l'industria italiana avrebbe dovuto d'ora in poi dimenticare gli anni facili del miracolo, quando i salari, pur aumentando, non riuscivano a tenere dietro all'aumento di produttività; che essa avrebbe dovuto abituarsi a fronteggiare un mercato del lavoro assai più vivace, caratterizzato da lotte sindacali accanite, ben diverso insomma da quello cui era avvezza in precedenza, e assai più simile ai mercati del lavoro dei grandi paesi industrializzati. La via per fronteggiare questa situazione, osservavan10 allora, poteva anche essere trovata in una politica dei redditi, come molti esperti suggerivano; ma, prima ancora che su una politica dei redditi, l'industria avrebbe dovuto puntare su un più veloce aumento della produttività, sull'ampliamento delle dimensioni aziendali, sulla più veloce diffusione del progresso tecnico, sull'elaborazione di prodotti originali, in modo da conservare la propria competitività sui mercati europei anche in regime di piena occupazione. L'industria italiana non ha tardato a rendersi conto di questa esigenza. Gli anni della depressione non sono trascorsi invano. Sono stati anni di fusioni, di concentrazioni finanziarie, di razionalizzazione dei processi produttivi, di ampliamento delle dimensioni aziendali. Non vi è settore che sia andato esente da modificazioni strutturali più o meno profonde. Alcuni casi, come quello delle società Montecatini ed Edison, sono assurti al rango di eventi di interesse pubblico; altri, come quelli dell'industria tessile, anche se ugualn1ente -rilevanti nella sostanza, sono rimasti nella penombra. Ma, in tutti i casi, le trasformazioni in corso significano preparazione ad affrontare la competizione internazionale con armi nuove e con una organizzazione idonea a tenere testa alla concorrenza estera anche in regime di piena occupazione e di salari rapidamente crescenti. Gradualmente, l'organizzazione aziendale moderna su vasta scala, che finora era rimasta privilegio di poche imprese 1naggiori, si estenderà all'intero tessuto industriale, realizzando così il passaggio dell'economia italiana dalla fase di decollo a quella della maturità. In definitiva, questo processo di razionalizzazione non fa che portare l'industria italiana ancora di un passo più innanzi sulla strada intrapresa negli anni del miracolo. Esso rappresenta la logica conseguenza di uno sviluppo in corso oramai da molti anni, sviluppo che se, da un lato, comprova la vitalità dell'industria italiana e la sua capacità di adattarsi al mutare delle circostanze e a trarre da ogni situazione il massimo profitto, dall'altro, come diremo in seguito, a meno che non venga bilanciato da un rinnovato vigore del settore pubblico, porterà 42 BibliotecaGino Bianco
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