Augusto Graziani perplessità. Il Governatore ritiene, e con ragione, che lo stimolo migliore per la ripresa degli investimenti debba venire dall'aumento dei profitti (o almeno dal miglioramento nelle prospettive: di profitto). Ma, allorché si parla di profitti, si deve distinguere fra volume dei profitti (e cioè ammontare complessivo dei redditi lordi di impresa) e margine di profitto (e cioè percentuale del fatturato spettante all'impresa). Il margine di profitto dipende dal rapporto fra ricavi e costi; il volume dei profitti dipende non solo dal margine di profitto unitario ma anche dal volume delle vendite (infatti il profitto totale risulta dal margine di profitto moltiplicato per l'ammontare di prodotto venduto). Quindi, per stabilire se il volume dei profitti sia variato e in quale direzione, bisogna osservare l'andamento non solo del margine di profitto, ma anche del volume delle vendite. Forse, in un mercato ipotetico di concorrenza perfetta, nel quale l'impresa ha problemi di efficienza ma non problemi di vendite e può collocare teoricamente qualsiasi ammontare di merce, margini di profitto e volume dei profitti sono strettamente connessi; infatti, poiché il volume delle vendite non rappresenta un problema per l'impresa, alti margini unitari conducono automaticamente ad elevati volumi di profitti. Ma, tralasciando queste visioni utopistiche, dato il funzionamento dei mercati al giorno d'oggi, si deve riconoscere che margini di profitto elevati non generano necessariamente volumi elevati di profitto. Ora, quello che è vitale per l'impresa non è il margine unitario, ma il volume globale del profitto, e cioè l'ammontare globale di reddito che l'imprenditore è in grado, se lo ritiene opportuno, di destinare all'investimento; il margine di profitto, in sé e per sé, è viceversa·poco rilevante, in quanto non influisce in maniera determinante sul reddito di impresa. Per stabilire se, nel corso del 1965, i bilanci delle imprese si siano chiusi in modo più favorevole alla ripresa degli investimenti, non possiamo quindi accontentarci, come sembra voler fare il Governatore, di stabilire se i margini di profitto siano migliorati; occorre piuttosto stabilire se si sia avuto o meno un aumento nel volume globale dei profitti. Purtroppo, le notizie su questo punto divengono sempre più scarse (quest'anno anche i calcoli relativi ai costi unitari di lavoro sono disponibili solo per l'intero settore industriale, senza alcuna disaggregazione). Bisogna, quindi, limitarsi ad arguire dai frammenti di informazione disponibili. Consideriamo gli indici della produzione industriale: essi mostrano che nel corso del 1965 la produzione dell'industria manifatturiera è cresciuta del 4,6%; ma tale aumento è stato concentrato in pochi settori (alimentari, legno, gomma, metallurgia, chimica e derivati del petrolio, fibre artificiali). In tutti gli altri, il volume della produzione è stato ancora inferiore al livello raggiunto nel 1964. In tutti questi settori, /che rappresentano 36 BibliotecaGino Bianco
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