Augusto Graziani cogliere quasi 400 miliardi nel 1965; Eni e Iri al tempo stesso continuavano ad attingere al mercato finanziario in misura non minore che per il passato e forse lievemente crescente. Di fronte a questa situazione, le autorità monetarie non ritennero utile persistere nella politica tradizionale tendente a tenere le aziende di credito lontane dagli impieghi a medio e lungo termine; tener fede all'atteggiamento iniziale avrebbe, infatti, significato provocare un ulteriore rialzo dei tassi del mercato finanziario, tassi che le autorità miravano invece a ridurre. Vi erano d'altro canto le occorrenze del Tesoro da soddisfare. Continuare, come per il passato, a finanziare il Tesoro mediante crediti concessi dalla Banca d'Italia avrebbe significato accrescere ulteriormente la liquidità del sistema, proprio in un momento in cui si temeva che la liquidità stesse varcando i limiti di sicurezza. Si decise allora di finanziare il Tesoro non più mediante prelievi dalla Banca, bensì mediante emissione di titoli sul mercato finanziario. Infatti, dei 1.500 miliardi raccolti dal Tesoro nel corso del 1965, meno di 300 sono stati prelevati presso la Banca d'Italia, mentre quasi 700 sono stati raccolti sul mercato finanziario sotto forma di debito a lungo termine (si veda l'ultima Relazione della Banca d'Italia, pag. 237). Questa operazione che, in condizioni diverse, avrebbe depresso ancora· di più i corsi di borsa fu resa invece possibile dalla decisione di consentire alle aziende· di credito di acquistare titoli a medio e lungo termine, rendendo in tal modo possibile al Tesoro di utilizzare liquidità già esistente nel sistema, senza immetterne di nuova. Sotto questo profilo, gli anni 1964 e 1965 ·vanno considerati come anni di svolta nella politica monetaria italiana; basti considerare che le aziende di credito e gli istituti di categoria, che nel 1961 avevano sottoscritto meno del 25 % delle nuove emissioni di titoli a reddito fisso, ne hanno sottoscritto oltre il 57% nel 1965. La situazione che abbiamo descritta può essere sintetizzata dicendo che, nel corso del 1964 e, in misura ancora più accentuata, nel corso del 1965, si era determinata, nell'economia italiana, una scarsità di liquidità a medio e lungo termine e, al tempo stesso, un eccesso di liquidità a breve termine; e che i provvedimenti delle autorità monetarie sono valsi a far sì che la liquidità a breve termine, di cui disponevano gli istituti di credito ordinario, venisse trasferita sul mercato dei capitali per finanziare impieghi a medjo e lungo termine. Senza un intervento specifico delle autorità monetarie, questo trasferimento sarebbe stato impossibile, perché le banche di credito ordinario non partecipano, in linea di principio, al mercato finanziario, né d'altro canto esistono istituzioni creditizie che abbiano lo ~copo specifico di 30 BibliotecaGino Bianco
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