Le keynésien n1algré lui del 1963 la stretta creditizia le aveva costrette a interrompere gli investimenti; restituire loro le possibilità di finanziamento esterno significava quindi anche restituire loro le possibilità di intraprendere nuovi investimenti. Senonché, sembrava che i fatti non volessero confermare queste illazioni. La liquidità ristagnava presso le aziende di credito, dal momento che le imprese, in clima di piena depressione, con una domanda interna stagnante e con iil solo sostegno della domanda estera, non avevano alcuno stimolo alla ripresa degli investimenti. Le autorità monetarie si trovavano così di fronte all'imprevista alternativa di lasciare le aziende di credito nella loro posizione di liquidita crescente, o, paradossalmente, di prendere, in piena depressione, provvedimenti rivolti a limitare la liquidità. Come primo provvedimento, le banche, fin dall'inizio del 1964, furono invitate a rimborsare i debiti contratti con aziende estere. Per questa via, nel 1964, le aziende di credito ridussero la propria liquidità di quasi 300 miliardi. Nel 1965, le disposizioni furono mantenute, con l'aggiunta del divieto fatto alle banche, che avessero liquidato i debiti precedentemente contratti, di aprirne di nuovi. Per questa via, nel 1965, la liquidità bancaria fu ridotta di altri 440 miliardi. Inoltre, sempre allo scopo di frenare l'aumento della liquidità bancaria, la politica del risconto fu esercitata con maggiore severità in modo da assorbire liquidità invece che immetterne, come si era fatto dal 1960 al 1963. Per questa via, fra il 1964 e il 1965, furono riassorbiti altri 225 miliardi. Questi provvedimenti non erano, tuttavia, sufficienti ad impedir che la liquidità delle banche continuasse a crescere, cosa che le autorità consideravano pericolosa, in quanto, nel caso di una eventuale ripresa, avrebbe potuto dare luogo, a loro avviso, a fenomeni di inflazione. Per arrestare l'aumento della liquidità bancaria, che si rivelava ormai eccessivo, e soprattutto infecondo (dal momento che non esercitava alcuno stimolo sull'attività produttiva) non restavano che altri due strumenti. Le autorità monetarie potevano consentire alle aziende di credito di impiegare le proprie disponibilità nell'acquisto di titoli a 1nedio e lungo termine, oppure potevano intervenire direttamente sul mercato finanziario, collocando titoli presso le banche in modo da ritirare parte della liquidità che affluiva alle banche attraverso l'avanzo della bilancia dei pagamenti. La prima alternativa era vista con diffidenza: a partire dalla riforma del 1926, il sistema bancario italiano era stato orientato verso un regime di rigorosa separazione fra credito a breve termine e credito a medio e lungo termine; venir 1neno a questo principio, e consentire alle banche di credito ordinario di impegnarsi in finanziamenti diversi da quelli a breve termine, avrebbe 27 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==