Nord e Sud - anno XIII - n. 80 - agosto 1966

.4ugusto Graziani nel settore delle opere pubbliche lentezze burocratiche, accoppiate forse a una sostanziale timidezza di iniziative, hanno fatto aumentare solo di poco gli investimenti nel 1964, e non hanno consentito alcun ulteriore aumento nel 1965. Questa sostanziale uniformità di comportamento fra settore privato e settore pubblico non può non destare stupore. Nelle economie moderne, nelle quali la politica di stabilizzazione viene attuata sistematicamente, settore privato e settore pubblico •si distinguono usualmente per una contrapposizione assoluta di andamenti, proprio perché la domanda pubblica viene impiegata come strun1ento per correggere, quando se ne manifesti il bisogno, l'andamento spontaneo della domanda privata. Le sole cifre della contabilità nazionale italiana giustificano, quindi, il sospetto che qualcosa non abbia funzionato nella politica economica durante gli anni della crisi. Consideriamo anzitutto quali siano state le tendenze di pensiero in relazione alla politica antidepressiva, per poi esaminare i provvedimenti che sono stati effettivamente deliberati e applicati. Verso la metà del 1964, la depressione era ormai il dato indiscutibile dell'economia italiana. L'indice generale della produzione industriale era sceso di un buon 10% al disotto· del livello massimo raggiunto nell'ottobre dell'anno precedente, e continuava a declinare praticamente in tutti i settori; l'unica a salvarsi era l'industria petrolchimica, che, sia pure a ritmi più moderati e con qualche incertezza, proseguiva nella sua ascesa. Si cominciò allora da più parti a prospettare l'esigenza di prendere provvedimenti che ponessero termine alla contrazione dell'attività produttiva, contrazione che aveva fatto ricomparire la disoccupazione e che pregiudicava i bilanci aziendali assai più di quanto non avessero fatto gli aumenti salariali dell'anno precedente. Su questo problema, si delinearono quattro tesi distinte. Per chiarezza, le denomineremo: la tesi salariale, la tesi consumista, la tesi monetaria, la tesi degli investimenti. La prima rifletteva sostanzialmente gli orientamenti degli imprenditori; es,sa venne fatta propria anche dal Cnel, dall'Istituto per lo studio della Congiuntura, da non pochi studiosi privati; alla stessa tesi doveva aderire in seguito anche la Banca d'Italia. L'argomentazione era in sintesi la seguente: la crisi economica ha avuto origine da eccessivi aum_enti salariali, che hanno superato gli aumenti nella produttività del lavoro e hanno messo in difficoltà i bilanci aziendali, obbligando le imprese a sospendere gli investimenti e ridurre l'attività produttiva; di conseguenza, il primo provvedimento da prendere deve essere quello di ricostituire l'equilibrio dei bilanci aziendali, ripor!ando il rapporto 22 BibliotecaGino Bianco

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