Giuseppe Galasso tare che i sindacati siano una delle forze più importanti e più attive nella società italiana e che gran parte delle masse popolari abbia la sensazione precisa di contare nella vita sociale soprattutto attraverso i sindacati, sicché sia per l'una che per l'altra ragione nessuna politica economica e sociale di ampio respiro appare più possibile senza una qualche forma di collaborazione e di intesa con i sindacati: come, del resto, ampiamente si vede per i problemi della programmazione, della politica dei redditi etc. postisi in questi ultimi anni. Il bilancio di un ventennio di regime repubblicano e democratico è, dunque, ampiamente positivo proprio a quei livelli della vita sociale che sono più condizionanti per la stabilità di un regime, e ciò vale a spiegare ampiamente perché la prospettiva italiana di oggi sia una prospettiva sempre più « ocoidentale » o « scandinava » e sempre meno « balcanica » o « iberica », com'era, invece, vent'anni or sono . . È, tuttavia, appena necessario notare che un bilancio il quale, oltre che degli attivi e delle luci, non tenga conto anche dei passivi e delle ombre è un bilancio senza alcun valore. E nella vita italiana degli ultimi vent'anni molti passivi e molte ombre sono in diretta relazione proprio col progresso che il paese ha fatto registrare nel frattempo. Ci sono, cioè, nella vita italiana di oggi, molti dei vecchi mali e ci sono i mali nuovi della democrazia. C'è, ad esempio, la debolezza tradizionale dell'esecutivo centrale rispetto agli altri poteri e rispetto alla stessa amministrazione dello Stato. È un male vecchio. Ma oggi la debolezza del governo si profila più nei riguardi delle direzioni dei partiti che nei riguardi di alcuni notabili del Parlamento e il Parlamento è piuttosto una cinghia di trasmissione della volontà dei partiti che una sede autonoma di deliberazione; oggi l'ordine giudiziario tende ad affermarsi come una forza autonoma, capace di indirizzare in un determinato senso l1 a vita della società, piuttosto che come un ordine che nell'amministrazione della giustizia usufruisce, a garanzia di tutta la collettività e di ogni singolo cittadino, della più completa indipendenza di giudizio e di movimento; oggi il potere tradizionale dei direttori generali e dei capidivisione è sollecitato e di gran lunga potenziato dal continuo accresciment_o delle funzioni dello Stato, dal progressivo tecnicizzarsi di gran parte di tali funzioni, dalla cifra-record raggiunta dai dipendenti dello Stato, dal divario sempre crescente e già oggi incolmabile tra la forza della macchina statale e le possibilità del singolo cittadino. Così, con queste nuove versioni di un male più antico, la vita pubblica appare dominata da uno Stato al tempo stesso troppo potente ·e troppo debole, singolarmente contriastante, per la sua incapacità di riscuotere la fiducia dei cittadini, col meccanismo sociale e con la struttura politica, che 12 BibliotecaGino Bianco
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