LETTERE AL DIRETTORE I quadri della politica meridionalista Egregio Direttore, non so se questa mia potrà trovare posto nella Sua rivista, ma vorrei che così fosse, perché conosco il Suo sincero impegno meridionalist:a e ritengo che pochi, come Lei, abbiano posto in questi ann-: più recenti il dito sulla vecchia piaga della classe dirigente meridionale. Basta che io ricordi un Suo articolo su « Nord e Sud» del gennaio '64 (Mezzogiorno, classi dirigenti, centro-sinistra) perché gli aspetti deteriori di certa politica meridionalista di ier,-:e di oggi 1ni riappaiano in tutta la loro semplice e, direi, spietata chiarezza. Due erano, in quel Suo scritto, i punti di fondo dell'analisi che Lei faceva della questione meridionale: l'attacco ai « vertici » di certi istitut,·: della politica meridionalista e il ricambio - che Lei riteneva essenz/:nle per dar l'avvio ad un nuovo corso - della classe dirigente, ossia dei « quadri» destinati a dirigere il Mezzog,-:orno nell'attuale fase di sviluppo. Ancora ultimamente, in risposta ad una « Lettera al Direttore » di Piero Ottone ( « Nord e Sud », aprile '66), Lei ribadiva questo concetto del ~< ricambio » e ammoniva che questo poteva, però, essere « ... condizionato pesantemente dalle regole tradizionali d-: reclut,amento dei quadri in una gerontocrazia dura a morire come quella del Mezzogiorno». Ora, mi consenta di dirLe che già due anni fa, quando lessi quel Suo articolo, non mi trovai completamente d'accordo su certe conclusioni che Lei traeva da premesse così chiare ed esplicite. Mi r::ferisco in particolare a quei trecento « uomini di ferro » che avrebbero potuto risolvere i problen1i deA Mezzogiorno: e Lei aggiungeva, rifacendosi a quella « ricetta » di Dorso, che, non potendo trovar-L-:tutti e trecento nel Sud, era necessario reclutarli altrove, nel resto del paese e fuori dalle sfere ufficiali. A quell'epoca, io ero da appena un anno nel Mezzogiorno e non potevo essere pienamente sicuro del mio punto di vista al riguardo. Oggi, invece, che credo di conoscere n1eglio certi aspetti deleteri (non tutt.·;, beninteso) della politica meridionalista, ritengo di poter opporre a quella tesi dei trecento « duri e nuovi» le stesse considerazioni che w:à due anni fa avevo fra me n1aturate. Ho detto sopra che non ero completamente d'accordo con le Sue conclusioni: e spiego quel « non completamente ». Perché, se si può essere convinti tutti della necessità del ricambio della classe dirigente meridionale, ,·:o penso che questo non possa avvenire selezionando in vitro trecento belle « teste», indigene o forestiere, e piazzandole ai post,: di comando. Se fosse così facile, basterebbe escogitare un modo - il più indolore possibile - per eliminare le attuali teste bianche e sostituirle con altre; più verd:; oppure 126 BibliotecaGino Bianco
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