I Recensioni da anni alla tematica dei suoi primi libri; lo stesso che lo spinge a ricercare con appassionata amarezza le ragioni di certa situazione politica, sociale, morale creatasi nel nostro paese. Ormai da tempo siamo avvezzi a considerare la Sicilia come la grande protagonista della nostra narrativa: scrittori di tempra diversa le hanno prestato volti innumerevoli, ma in questa sua particolare prospettiva, finora oggetto solo di cronache giornalistiche o di facili films di costume, essa era rimasta una terra ancora tutta da scoprire. È merito di Sciascia aver scavato a fondo nella trama di interessi e di umane passioni che ne costituiscono la realtà quotidiana, di aver rotto gli schemi di una letteratura ormai concentrata unicamente intorno al vecchio tema del gallismo o intorno ai trapassi sociali e storici della Sicilia ottocentesca. Siamo introdotti così per la prima volta nell'interno di un n1ondo che vive al di fuori della legalità e della morale, assistiamo ai retroscena, ai complotti, alle connivenze che formano il sostrato di una vita provinciale apparentemente monotona e tranquilla. Tutto quanto abbiamo detto sottintende naturalmente il fatto che Sciascia narratore è tutt'uno con Sciascia saggista, e che i suoi libri costituiscono, oltre che dei romanzi letterariamente e stilisticamente ben costruiti, un messaggio lanciato al « continente » distratto e immemore, una coraggiosa protesta contro l'ipocrisia e la corruzione che regnano in certi ambienti della nostra penisola; protesta però che non ha nulla di troppo aspro e severo, perché ora temperata dal sospetto « di sentirsi inconfessatamente correo, come tutti ci sentiamo correi nei malanni del nostro paese», ora dalla umana comprensione. Si pensi alla scena culminante de Il giorno della civetta, quando il capitano Bellodi si trova di fronte il suo nemico acerrimo, il capo-mafia Don Mariano: « Al di là della morale e della legge, al di là della pietà, era una massa irredenta di energia umana, una massa di solitudini, una cieca e tragica volontà: e come un cieco ricostruisce nella sua mente oscura e informe il mondo degli oggetti, così Don Mariano ricostruiva il mondo dei sentimenti, delle leggi, dei rapporti umani. E quale altra nozione poteva avere del mondo, se intorno a lui la voce del diritto era sempre stata soffocata dalla forza, e il vento degli avvenimenti aveva soltanto cangiato il colore delle parole in una realtà immobile e putrida?». Nell'ultimo breve romanzo A ciascuno il suo (Einaudi 1966) alla pietà succede l'ironia, che si riversa implacabile su alcuni personaggi-chiave della vicenda: non tanto sugli intoccabili autori del delitto, quanto sui consapevolì più o meno rassegnati, o su coloro che, stranamente ottusi, si fanno vittime volontarie dell'ingiustizia. In questo caso la facile preda dei malvagi è il professor Laurana, un onest'uomo che ha il torto di mettersi ad indagare per proprio conto sull'inspiegabile delitto avvenuto in un paese dell'entroterra siciliano. Per caiso scopre alcuni indizi, risale al mandante dell'omicidio, l'avvocato Rosello, uno dei notabili del paese, e appura che questi ha voluto disfarsi di un nemico personale, che era al corrente dei· suoi intrallazzi e voleva rovinarlo; Laurana sospetta anche, con giusta ragione, che uno dei 123 BibliotecaGino Bianco
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