Argo,nenti criterio-guida una relativa diffusione delle aree di concentrazione degli interventi. Dove, cioè, l'agricoltura consente una valorizzazione integrale, e quando non è strettamente necessario per particolari motivi, non conviene addensare investimenti di industrializzazione e di urbanizzazione che possono essere dirottati verso zone, magari vicine, ma poco suscettibili di grandi progressi dal punto di vjsta agricolo. Di qui il rilievo che dovrebbe assumere, in Campania ed altrove, la fascia pedemontana come sede di localizzazioni industriali. So lo per alcune industrie di base, infatti,- è necessario che gli stabilimenti siano in prossin1ità del mare, o addirittura sul mare; solo per le industrie che lavorano in funzione del mercato di consurno di una determinata città, è necessario che gli stabilimenti siano nella città, o quanto meno a ridosso della città: per le industrie ubiquitarie, che lavorano in funzione di un mercato più ampio di quello locale, non vi sono ragioni, se non eccezionalmente, di preferire, come sede di localizzazione, la pianura alla fascia pedemontana, servita da nuove strade di scorrimento veloce. Così la legge sui « Provvedimenti per il Mezzogiorno » del 29 luglio 1957, n. 634, ha fatto il suo tempo; e d'altra parte si può anche ritenere che non sia più il caso di n1odificarla, ma, piuttosto, di predisporre una nuova normativa che sia concepita· in una stretta relazione con la nuova legge urbanistica. Se il ritardo con cui verrà varata la legge urbanistica servisse a questo, si riguadagnerebbe parte del tempo perduto: una norma giuridica, quindi, che non abbia il carattere dell'intervento straordinario, ma nasca con l'intento di rilanciare la politica meridionalista. E c'è infine il problema di rendere più efficienti i Consorzi delle aree industriali. Anche la questione dei Consorzi va sottoposta ad un attento riesame. l\,la, in primo luogo, come si legge in un recente documento, elaborato da una commissione di consulenti della Cassa per il Mezzogiorno, si deve arrivare ad una forma di « unificazione strutturale ed operativa » dei Consorzi che si sono costituiti, quasi in concorrenza provinciale fra loro, nell'ambito delle grandi aree di sviluppo del Mezzogiorno (Bari, Taranto e Brindisi fanno parte di una sola grande area di sviluppo, come Napoli, Caserta e Salerno): anche e soprattutto nel quadro di una tale unificazione i problemi cui si è accennato potrebber-0 essere precisati e, se non avviati a soluzione, quanto meno non ulteriormente aggravati. CESARE DE' SETA 107 BibliotecaGino Bianco
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