Nord e Sud - anno XIII - n. 80 - agosto 1966

Cesare de' Seta completamente tagliate fuori dal processo di industrializzazione non solo la spina centrale dell'Appennino, 1na anche le. zone collinari e le valli dell'interno che sono subito a ridosso delle zone pianeggianti. Valga per tutti l'esempio della Can1pania: tre sono le aree di industrializzazione; due (Napoli e Salerno) lungo il litorale, ed una (Caserta) nell'immediato retroterra. Sian10 di fronte, cioè, a una concentrazione di insediamenti nelle zone pianeggianti (appunto come prevede la legge), mentre per le zone interne è previsto il solo nucleo di Avellino. È utile aggiungere che proprio i terreni investiti dagli insediamenti industriali di Caserta, Napoli, Salerno sono dal punto di vista agricolo altamente produttivi, aree di concentrazione dello sviluppo agricolo; mentre il Sannio e l'Irpinia, poveri dal punto di vista agricolo, non sono poi tanto lontani, segregati, da non poter attirare industrie, quanto meno in alcune zone pedemontane, quanto meno quei tipi di industrie che non devono necessariamente avvalersi ài localizzazioni in zone costiere o pianeggianti e non devono ne1nmeno sorgere a ridosso del principale mercato di consumo della regione. « Se c'è un accordo ~ si è detto al Comitato Regionale della Programmazione per la Can1pania - sulla necessità di allontanare l'industrializzazione dalle coste, suscettibili di valorizzazione turistica, e dalle pianure, suscettibili di più alti rendin1enti agricoli; se si conviene sulla necessità di evitare un ulteriore congestionamento delle zone più immediatamente gravitanti sulla fascia costiera, non si capisce bene perché zone pedemontane come quelle delle provincie di Benevento e di Avellino, avvicinate sensibilmente dalle nuove strade ai grandi assi di comunicazione interregionale, non debbano costituire un'area di localizzazione industriale » 16. La nuova realtà del lV1ezzogiorno, insomma, richiede un'attenta riconsiderazione dei criteri della cosiddetta concentrazione degli interventi; non nel senso di liquidare la politica di concentrazione degli interventi per adottare una politica di interventi diffusi, e come tali dispersivi, ma nel senso di vagliare le possibilità di una più n1arcata distinzione fra zone di concentrazione degli interventi per la bonifica e l'irrigazione, da un lato, e zone di concentrazione delle nuove localizzazioni industriali, dall'altro lato; onde non abbiano a sovrapporsi le une alle altre e possano dare, sul piano agricolo e su quello industriale, i maggiori frutti che è lecito attendersi da una politica che abbia come 16 Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Napoli: testo stenografico della Relazione al Comitato Regionale per la Programmazione Economica della Campania di F. Compagna, p. 16. 106 BibliotecaGino Bianco

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