Nord e Sud - anno XIII - n. 80 - agosto 1966

Cesare de' Seta nistico dell'area che venga formato, e continuerà ad essere applicabile quello che già sia stato approvato ( ...)? Se del Consorzio fa parte una Provincia, ma non tutti i Comuni di questa: Provincia, che effetto ha ciò sull'ambito territoriale di applicazione del Piano ( ...)? Se il Comune ha un Piano regolatore generale difforme del piano dell'area, e non lo uniforma, che accade? Se non ha un piano regolatore generale, e continua a non emanarlo? Se lo emana, ma difforme dal piano dell'area? ( ... ) » 11. Il Piano di Taranto è stato il primo grande esperimento di pianificazione territoriale realizzato in Italia. Infatti, il piano fu commissionato alla Società Tekne di Milano dopo la decisione di insediare a Taranto il IV centro siderurgico dell'Italsider. Naturalmente, ci si servì della legge n. 634 del 29.7.1957. La presenza di un impianto industriale di così rilevante portata urbanistica, sociale ed economica, pose il problema di delimitare l'ambito d'incidenza del piano di industrializzazione: apparve subito evidente che le « ragioni urbanistiche » erano in conflitto con le disposizioni della legge. La legge su questo punto è assai precisa e dispone: « le aree interessano vaste popolazioni (non meno di 2000 abitanti) su territori la cui superficie può arrivare fino a 200 mila ettari » 12 • Tuttavia, sembrò « una soluzione insieme necessaria e razionale - scrive Guiducci - quella di estendere lo studio· alla linea fondamentale di sviluppo dell'intera Italia meridionale» 13• Volendo, lo si può estendere fin dove si ritiene necessario; ma ciò non ci garantisce dal fatto che le previsioni adottate in sede di piano vengano rispettate. Il che si è verificato proprio nel decreto di approvazione del Piano di Taranto: l'agglomerato di Massafra è stato in gran parte sottratto alle destinazioni previste in sede di piano, mentre per l'agglomerato di Grottaglie è stata approvata la sola indicazione di zona. Qualcosa di analogo è da temere che accada per l'area di Caserta, il cui decreto, con molte probabilità, lascerà fuori gran parte delle zone non direttamente investite da .insediamenti industriali e in cui erano previste le infrastrutture necessarie all'equilibrio dell'intero territorio. È evidente che il criterio seguito dalla legge per il dimensionamento dei comprenso1i è privo di una qualsiasi Jogica, in quanto: << il problema della giusta misura da adottare per il dimensionamento dei piani non si pone in termini di quantità prefissate dal di fuori di un quadro ge~erale di riferimento, ma fondamentalmente nella esigenza di una rigorosa metodologia» 14 • Questi non sono che alcuni degli inconvenienti 11 Ibidem, pp. 153-154. 12 Cfr. circolare 9 marzo 1961, protocollo n. 2356, paragrafo 3. 13 R. Gurnucc1, Un primo esempio di pianificazione territoriale in Italia, p. 9, in « Il piano di Taranto», op. cit. 104 BibliotecaGino Bianco

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