Argomenti da altre esigenze economiche e civili, potrà farlo sia con la prima stesura della legge, sia con la successiva circolare del Cornitato dei Ministri per il Mezzogiorno, con la differenza di fondo che: nel primo caso, il Consorzio sarà « coperto » dalla lettera della legge; nel secondo, l'adottare una politica miope di settore sarà una precisa e pubblica scelta, in quanto la legge ha elargito ai Consorzi tutti quegli strumenti indispensabili ad intraprendere una politica equa che salvaguardi gli interessi urbanistici ed economici di tutta l'area. Una volta chiarito tutto questo, va subito detto che è da considerarsi positiva l'iniziativa di quei tecnici che per primi hanno inteso la necessità di inquadrare l'attività dei Consorzi in una visione più ampia, che non sacrifichi ogni altra risorsa del Mezzogiorno al mito dell'industrializzazione a tutti i costi. Solo così è possibile realizzare « una nuova struttura urbanistica secondo la quale agglornerati industriali, centri urbani, centri di servizi, fasce agricole specializzate, ecc. siano distribuiti variamente nella regione, distaccati fisicamente, ma strettamente connessi tra loro. In tale modo si realizza un funzionamento tipicamente urbano, e cioè un alto grado di interscarnbi, di scelte e di partecipazione ( ...). Questa unità, decentrata nei suoi nuclei e nettamente integrata, l'abbiamo chiamata, in modo improprio, n1a efficace, cittàregione. » 9 • Non ci sembra il caso, quindi, di prendersela tanto con questi tecnici, « che - secondo lo Spantigati - spinti dall'ossessione demiurgica corrente tra gli urbanisti concepiscono un piano generale di sistemazione del territorio che non trascuri né zone residenziali, né uffici pubblici e luoghi di culto, né protezioni delle bellezze naturali » 10 ; quanto, piuttosto, con quelli che hanno troppo spesso il torto di non occuparsi affatto delle zone residenziali e delle bellezze naturali. Sia ben chiaro che gran parte delle obiezioni sollevate dallo Spantigati restano in piedi, anche se alcune di esse hanno il difetto di essere intempestive come quelle sulla natura e sulle competenze dell'istituto: per usare un gioco di parole potremmo dire che l'istituto dei piani industriali « va bene » fin quando la politica urbanistica nazionale « va male». Non appena la politica· urbanistica del Paese incomincerà a funzionare - diverranno cioè operanti i piani territoriali e generali - si dovrà essere pronti a rispondere a questa serie di interrogativi che attendono già da tempo una risposta: « se un Comune, dopo aver aderito al Consorzio, ne recede, sarà ad esso applicabile il piano urba-• 9 u. DRAGONE, R. GUIDUCCI, P. RADOGNA, Jl piano regolatore territoriale dell'Area di Sviluppo Industriale di Taranto. Bari, 1965, cfr. P. RADOGNA, La' metodologia del Piano, p. 29._ 10 F. SPANTIGATI, op. cit., p. 149. 103 BibliotecaGino Bianco
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